G Data: l'antivirus non è morto - [NEWS]

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  1. #1
    Amministratore L'avatar di giampa
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    Nexthardware Le affermazioni di Symantec stanno preoccupando utenti privati e aziende, ma per G Data l'antivirus non è morto, anzi è vivo e vegeto.




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    "Scusate, ma se quest'anno in Texas ci avete spedito questo deficiente, vuol dire che c'è speranza per tutti?"

  2. #2
    ●⁞◌ Ȏrȉzzȏntέ Ðέglȋ ȨvέntȊ ◌⁞●
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    si, il messaggio che è stato fatto passare dal vice presidente senior di Symantec per la sicurezza
    informatica B. Dye, era volutamente provocatorio, soprattutto con una diretta affermazione:

    "Non vogliamo in alcun modo speculare sul prodotto antivirus".

    Molti hanno voluto intravedere tra le pieghe della frase un indizio preoccupante.

    La realtà dei fatti è invece che in Symantec la pensano esattamente per come la situazione è stata
    spiegata dal capo di G Data Security Labs, Ralf Benzmüller: il ruolo del software Antivirus, inteso
    all'antica, come semplice rilevatore e rimuovitore di malware è di fatto radicalmente cambiato.

    I produttori devono, allo stato delle cose, aggiornare i propri target, evolvere di uno o più livelli il
    proprio lavoro e sapersi adeguare alla nuova mutata situazione.

    Ed in fretta, aggiungerei, perché le grandi aziende non hanno più, da tempo ormai, solo la necessità
    di rilevare la presenza del virus di turno ed eventualmente procedere semplicemente alla rimozione.

    Ora più che mai si trovano ad avere l'esigenza di conoscere da un canto
    l'insieme delle risorse interne
    interessate al problema e dall'altro
    in profondità le cause e le modalità di infezione ma soprattutto
    anche i punti deboli delle proprie infrastrutture e i legami venutisi a stabilire col malware e che lo hanno
    messo in condizione di portare scompiglio nel proprio business.

    In buona sostanza sta iniziando a prender piede nelle aziende l'estrema necessità di una comprensione
    a 360° delle problematiche direttamente ed indirettamente occorse.

    Questo farebbe si che le minacce possa in tempi brevi esser analizzate in estrema profondità dal proprio
    team interno di security, per poterne soprattutto in futuro prevenire, riconoscendole, le analoghe modalità
    ed attività di infezione.


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