Con la nuova PowerShot G11 , Canon ha fatto almeno due passi indietro in termini generazionali sotto il punto di vista della risoluzione nominale del sensore: bisogna infatti tornare indietro fino alla G7 per ritrovare il dato dei 10Mpixel.

Per contro invece, è nostro avviso che di passi ne siano stati fatti almeno dieci in avanti per quel che riguarda la consapevolezza che conta avere immagini di qualità piuttosto che di “quantità”.

Nel confronto con la G10, la G11 dimostra di avere un'immagine quasi totalmente priva di qualsivoglia rumore agli ISO più bassi mentre, a valori elevati, il divario con la precedente generazione diventa enorme tanto da mantenere un compromesso più che accettabile, sempre per una digicam compatta, anche ad ISO 800.

In conclusione la maggior qualità delle immagini prodotte dalla G11 implica minori restrizioni ed apre a possibilità di ripresa in bassa luce prima non così facilmente immaginabili.

Un'altra cosa che colpisce favorevolmente è l'output JPEG, davvero molto buono, che limita il ricorso al formato RAW (Canon .CR2) solo in quelle occasioni in cui si desidera sfruttarne la maggior elasticità in post-elaborazione.

Lo schermo posteriore articolabile è un benvenuto ed atteso ritorno ma uno degli “effetti collaterali” positivi che comporta l'avere un sensore da “soli” 10Mpixel è anche la dimensione ridotta dei file ed il relativo spazio occupato su memorie e hard-drive...

Per quanto riguarda il resto, la G11 eredita tutto quanto ha contribuito a fare della G10 un successo planetario: il corpo macchina robusto e compatto, il range completo di focali coperte dall'obiettivo, l'ottima capacità macro, le numerosissime opzioni, la modalità di cattura RAW+JPEG sorprendentemente veloce e, adesso, una qualità d'immagine una spanna sopra la media della concorrenza che ne fa un nuovo punto di riferimento.

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