6. Prova sul campo


In questa pagina testeremo in modo approfondito il nuovo Diamondback 5G di Razer valutandone ergonomia, velocità, stabilità e precisione durante alcune sessioni di gioco e, successivamente, nei momenti di normale utilizzo.

Il mousepad prescelto per tutte le nostre prove è stato il Razer Goliathus, nello specifico la versione Fragged Control caratterizzata da un'ampia superficie in tessuto testurizzato in grado di fornire l'attrito necessario per un puntamento "al pixel" stabile e preciso e, al contempo, un ottimo grado di scorrevolezza.

La base è interamente realizzata in gomma morbida per garantire il massimo grip su qualunque superficie d'appoggio.


Razer Diamondback 5G 6. Prova sul campo 1 


Ergonomia

L'ergonomia è senza alcun dubbio uno dei parametri che un mouse, in generale, deve necessariamente avere, ed in particolar modo uno da gaming date le lunghe sessioni di gioco a cui sono sottoposte le mani di gran parte dei videogiocatori.

Il Diamondback ci restituisce un feedback buono ma non eccezionale: si tratta pur sempre di un mouse ambidestro che, per offrire il medesimo grado di funzionalità sia ad utenti mancini che destrorsi, presenta alcuni compromessi.

La struttura risulta fin troppo stretta negando a coloro dotati di mani grandi (come nel nostro specifico caso) un appoggio comodo di pollice, anulare e mignolo, trasmettendoci una sensazione di fastidio, soprattutto nei primi minuti di utilizzo, che si affievolisce però successivamente una volta trovata la giusta posizione.

La presa Palm Grip, senza alcun dubbio la più comoda e "rilassante" tra le tre convenzionali, è fuori discussione, a meno che non si abbiano mani minuscole, soppiantata però egregiamente da un'ottima impostazione Fingertip grazie all'utilizzo dei due robusti inserti in gomma laterali.

Il peso è senza alcun dubbio uno dei punti di forza di questo mouse da gioco, in virtù di soli 89 grammi che ne permetteranno una scorrevolezza ed una manovrabilità eccellente.


Gaming - Call Of Duty Black Ops III & Fallout 4

Razer Diamondback 5G 6. Prova sul campo 2  Razer Diamondback 5G 6. Prova sul campo 3 


Passiamo quindi all'ambito che più interessa ai lettori, ovvero quello videoludico, mettendo alla prova il Razer Diamondback 5G con due dei titoli più attesi di questo 2015

Il primo è Call of Duty Black Ops III, terzo capitolo dell'apprezzatissima saga creata e sviluppata da Treyarch e detentore del record di vendite nel settore dell'intrattenimento relativo all'anno corrente, si parla infatti di più di 550 milioni di dollari di incassi nei primi tre giorni di lancio.

Il nuovo nato di casa Razer si è comportato egregiamente in questa prima prova, complice un sensore laser preciso e stabile che ben si adatta alle frenetiche sessioni di gioco, in particolar modo nel multiplayer, dove si sente però la mancanza di un selettore dei DPI dedicato.

Davvero sorprendenti i pulsanti Hyperesponse, che risultano essere altamente sensibili e perfettamente adatti ad un titolo FPS che richiede rapidità nella mira e negli spari.

Ottima anche la rotellina, precisa negli scatti e priva di qualsiasi gioco meccanico.


Razer Diamondback 5G 6. Prova sul campo 4 


La nostra seconda scelta è ricaduta su Fallout 4, naturale seguito del terzo capitolo rilasciato da Bethesda Game Studios ben 7 anni fa.

Il background storico dell'intera saga è basato su un futuro alternativo segnato da una guerra nucleare scoppiata tra Cina e Stati Uniti nell'anno 2077, durante la quale sono stati costruiti dalla Vault Tech una serie di rifuggi antiatomici, chiamati appunto Vault, destinati ad un gruppo selezionato di persone.

Il protagonista del quarto capitolo proviene dal numero 111 costruito a Boston, in Massachussetts.

Si tratta di un titolo Action RPG caratterizzato da telecamera variabile tramite rotellina (prima e terza persona), in cui l'estrema padronanza della visuale e quindi della mira è di fondamentale importanza, caratteristiche che il Diamondback riesce ad esprimere al meglio grazie ad un sensore ancora una volta preciso e stabile ed un peso estremamente contenuto che garantisce piena libertà nei movimenti, unitamente ad un grip ottimale assicurato dagli inserti laterali.

Nonostante il nostro Goliathus Control disponga di una superficie ruvida che meglio si sposa con i sensori ottici piuttosto che con quelli laser, il feedback è stato comunque impressionante, con un grado di precisione impeccabile.


Razer Diamondback 5G 6. Prova sul campo 5 


Produttività

Messa da parte l'attività videoludica, ci siamo concentrati sull'utilizzo del Diamondback in ambito produttivo ed in particolare con la suite Creative Cloud di Adobe, che comprende tre dei software di grafica e video-editing più utilizzati al mondo da professionisti e non, ovvero Photoshop, After Effects e Premiere Pro.

Il sensore laser 5G, che ricordiamo essere un Avago ADNS 9800 personalizzato da Razer, è risultato anche in queste prove estremamente preciso e stabile, soprattutto alle basse risoluzioni per le rifiniture di precisione di immagini e video.

Peccato per la mancanza di un maggior numero di pulsanti programmabili che avrebbero facilitato di gran lunga alcune operazioni frequenti senza dover ricorrere alla tastiera, come la selezione degli strumenti più importanti ed il rapido accesso ad alcune regolazioni di estrema utilità quali le barre di luminosità, contrasto, esposizione e l'opzione "Filtro rapido".

L'assenza di pulsanti dorsali on-the-fly ci costringerà inoltre a sacrificare i pochi tasti aggiuntivi a disposizione per il cambio dei profili ed i relativi DPI, in modo da poter svolgere il proprio lavoro al meglio.

Essendo abituati da tempo a tutte queste "agevolazioni", ci siamo ritrovati leggermente spaesati da questo "regresso" che contraddistingue il design forse troppo essenziale del Diamondback.

Ciò non toglie che, dopo poche decine di minuti di utilizzo, abbiamo ritrovato la nostra piena efficienza produttiva.

Anche in questo ambito non siamo mai riusciti nemmeno ad avvicinarci ai 16.000 DPI di risoluzione massima garantiti dal sensore, che riteniamo assolutamente inadatti a qualunque utilizzo anche con setup multi-monitor 4K.

Nel complesso il Diamondback si è comportato in modo discreto, complice una struttura discretamente comoda ed un peso altamente ridotto, che ci hanno permesso di utilizzarlo per varie ore senza avvertire un affaticamento eccessivo della mano.