Olympus EP-1 : ritorno al futuro 1 

La Olympus EP-1 vista dalla Lensbaby SoftFocus+0,42x converter


Not a compact, not a reflex. It's a PEN! A digital PEN! ”. In effetti, al momento della sua presentazione sul mercato, la EP-1 non aveva né concorrenti né una nicchia di mercato definita. Con un corpo macchina molto compatto, di dimensioni prossime a quelle di una classica digicam come potrebbe essere la Canon G11, ottiche intercambiabili e sensore da reflex*, la EP-1 non era di fatto classificabile in nessuno dei dominii fino ad allora conosciuti.

Non è nemmeno una “ EVIL camera ” , la EP-1 , acronimo internettiano che infatti significa Electronic Viewfinder Interchangeable Lens, perché è sprovvista di mirino (su questo ci torneremo) sia ottico che digitale. Insomma, è una PEN digitale, una categoria a se con i suoi pro e contro.

Ma allora questa EP-1 , così particolare nelle sue prerogative, cosa ha da offrire all'utente che magari proviene dal mondo delle classiche compatte? In una parola: moltissimo.

La EP-1 infatti rispecchia, nell'utilizzo, una compatta a tutti gli effetti, senza quindi sconvolgere il modus operandi a cui uno è abituato, ma con la (enorme) differenza di avere una qualità d'immagine notevolmente superiore. Per questi motivi, si tratta di un prodotto strategico attraverso il quale Olympus ha la possibilità di ritagliarsi e consolidare un'importante nicchia di mercato.


*Vedere il grafico successivo per un raffronto tra grandezze dei sensori oggi in commercio.


Lo standard ed il sensore micro4/3

Il grafico sottostante rappresenta le grandezze fisiche dei sensori attualmente in utilizzo nelle fotocamere digitali.

Tanto per rendere l'idea, l'imager utilizzato nella Canon G11 è il terzo da destra, nell'ultima riga in basso (1/1,7” di diagonale). Canon ha enfatizzato moltissimo il fatto di aver scelto un sensore più “grande” e con un numero inferiore di pixel rispetto alla G10 perché così facendo il rumore sarebbe risultato più contenuto e la qualità dell'immagine ne avrebbe guadagnato. E così è stato: vi basti vedere la nostra recensione della G11 ed il confronto diretto con la G10 .

Adesso però, osservando il sensore 4/3 impiegato nella EP-1 , marcato in rosso scuro, ci si accorge che esso è a sua volta “enorme” rispetto a quello della decantata G11, con un'area oltre cinque volte maggiore. Questo dato, da solo, suggerisce l'entità del guadagno in termini qualitativi della EP-1 rispetto alla migliore delle digicam compatte ( ad oggi, 3 dicembre 2009).


Olympus EP-1 : ritorno al futuro 2


La maggiore innovazione della PEN EP-1 però è il nuovo formato standard introdotto: il cosiddetto micro4/3 .

A questo punto, prima di parlare del micro4/3, è bene andare, per un attimo, indietro nel tempo e descrivere il formato 4/3, presentato da Olympus a seguito di uno studio intrapreso nella primavera del 1999.

L'intento del 4/3 era quello di offrire un open-standard in modo da consentire agli utenti di combinare, senza problemi di compatibilità, obiettivi e corpi macchina di produttori diversi.

Di fatto sarebbe come se oggi potessi montare un 24-70 Nikkor su una 5DMkII senza perdere i vari automatismi come AF, controllo del diaframma etc...

Il concetto di base prevedeva la fondazione di un nuovo formato, chiamato appunto 4/3 dal rapporto base/altezza del fotogramma, con una baionetta specifica ed, ovviamente, una serie di nuovi obiettivi.

Altro vantaggio fondamentale era costituito dal fatto che la distanza tra la flangia dell'attacco e l'obiettivo stesso era ridotta rispetto a quella delle reflex Nikon e Canon tradizionali: senza addentrarci in spiegazioni eccessivamente tecniche, diremo che la conseguenza più evidente era quella di avere obiettivi significativamente più piccoli e leggeri se paragonati a quelli di una reflex di pari lunghezza focale.

Per ottenere tutto questo però la dimensione fisica (l'area) del sensore 4/3 doveva necessariamente essere inferiore rispetto,ad es., a quella di una reflex APS-C (vedasi grafico precedente): allo stato attuale della tecnologia, ciò implica che il limite massimo dei Mpixel è stato già raggiunto dalla corrente generazione che vede la Panasonic GH1 impiegare un sensore da 14 milioni di elementi.

Su questa fotocamera infatti il rumore ad ISO 1600 inizia ad essere piuttosto aggressivo mentre su una Nikon D700, reflex 36x24mm, che possiede all'incirca la stessa risoluzione nominale (12Mpixel) ma un imager con un'area quasi quattro volte maggiore, è possibile scattare fino ad ISO 3200 con una grana di fondo molto più contenuta.

Non è un caso allora se la stessa Olympus, per bocca di Akira Watanabe, abbia affermato a marzo di quest'anno che per mantenere un livello ottimale tra risoluzione e qualità d'immagine col 4/3, non è necessario spingersi oltre la barriera dei 12Mpixel... attualmente, aggiungiamo noi.


In definitiva, non esistono risposte definitive, si perdoni il gioco di parole: ogni sistema ha i propri indiscussi vantaggi e svantaggi.


Olympus EP-1 : ritorno al futuro 3 

Olympus EP-1 : ritorno al futuro 4 

Schemi dei sistemi 4/3 e micro 4/3, (c) Olympus Corporation.


Tornando alla EP-1 , il micro4/3 rappresenta un ulteriore salto in avanti rispetto al 4/3: quest'ultimo infatti, nel classico spirito reflex, adotta un sistema ottico di proiezione dell'immagine nel mirino composto da uno specchio (vedi immagine in alto a sx).

Nel micro4/3 il termine “ micro” significa proprio l'eliminazione del suddetto sistema ottico: conseguenza è il fatto di avere un ulteriore risparmio in termini di peso e dimensioni finali, avvicinandosi al regno delle compatte**.

E' per questo che la EP-1 insidia da vicino le migliori digitali, per via delle sue dimensioni molto ridotte.

Se nelle fotocamere in standard micro4/3 il mirino ottico non esiste più, da cosa è sostituito?

Discutibilmente, nella EP-1, l'unico sistema per inquadrare la scena è costituito dal display LCD posteriore; non c'è insomma nemmeno un EVF* che invece compare, sotto forma di accessorio opzionale, nella nuova EP-2.

Questa introduzione così lunga si è resa necessaria perché dietro la EP-1 c'è una storia di tecnologia ed innovazione lunga e dalle implicazioni molto importanti. Vediamo adesso in cosa si è tradotto l'enorme sforzo progettuale del team Olympus.


*Electronic View Finder

**Il corpo macchina diventa più piccolo così come gli obiettivi per esso specificamente progettati: le ottiche 4/3 possono essere utilizzate attraverso uno specifico adattatore.