La Olympus E-PL1
Olympus E-PL1, importanti passi in avanti
“Not a compact, not a reflex. It's a PEN! A digital PEN!”. Così esordivamo in occasione della nostra review sulla E-P1, la prima PEN digitale e la prima Olympus ad adottare il sistema micro4/3*, sprovvista quindi di specchio interno e, per questo, classificabile sotto l'acronimo di EVIL camera.
La nuova E-PL1 è basata in larga parte sulla E-P1: ne impiega il sensore, da 12MPixel, la logica di processing delle immagini ed è venduta con il medesimo obiettivo kit 14-42mm Zuiko Digital, corrispondente ad un 28-84mm nel formato 36x24mm.
Ma allora, viste le notevoli similitudini, cos'é che cambia veramente? Quali sono gli argomenti a favore di questo nuovo modello? Innanzitutto la E-PL1 ha dalla sua un prezzo di acquisto più basso (circa 550 Euro su strada), che non è cosa da poco, ed in secondo luogo risponde, nelle soluzioni adottate, alle richieste degli utenti in relazione alle mancanze della generazione precedente.
In sintesi, le due caratteristiche che immediatamente si fanno apprezzare sono la presenza di un compatto flash interno a scomparsa con meccanismo retrattile e la possibilità, attraverso specifico connettore, di installare un EVF opzionale (non presente nella macchina inviataci) in modo da poterlo utilizzare come un classico mirino in luogo dello schermo posteriore.
Buona lettura!
NOTA. Data la base di partenza praticamente identica, questa recensione contiene numerosi rimandi a quella della Olympus E-P1, in special modo per quanto riguarda l'analisi della qualità d'immagine e dei test relativi all'obiettivo Zuiko Digital 14-42mm F3,5-5,6.
*Vedere il grafico successivo per un raffronto tra grandezze dei sensori oggi in commercio.
Lo standard ed il sensore micro4/3 (ripreso dalla review della E-P1)
Il grafico sottostante rappresenta le grandezze fisiche dei sensori attualmente in utilizzo nelle fotocamere digitali.
Tanto per rendere l'idea, l'imager utilizzato nella Canon G11 è il terzo da destra, nell'ultima riga in basso (1/1,7” di diagonale). Canon ha enfatizzato moltissimo il fatto di aver scelto un sensore più “grande” e con un numero inferiore di pixel rispetto alla G10 perché così facendo il rumore sarebbe risultato più contenuto e la qualità dell'immagine ne avrebbe guadagnato. E così è stato: vi basti vedere la nostra ed il confronto diretto con la G10.
Adesso però, osservando il sensore 4/3 impiegato nella E-P1 (E-PL1), marcato in rosso scuro, ci si accorge che esso è a sua volta “enorme” rispetto a quello della decantata G11, con un'area oltre cinque volte maggiore. Questo dato, da solo, suggerisce l'entità del guadagno in termini qualitativi della E-P1 (E-PL1) rispetto alla migliore delle digicam compatte (ad oggi, 19 agosto 2010).
La maggiore innovazione della PEN E-P1 (E-PL1) però è il nuovo formato standard introdotto: il cosiddetto micro4/3.
A questo punto, prima di parlare del micro4/3, è bene andare, per un attimo, indietro nel tempo e descrivere il formato 4/3, presentato da Olympus a seguito di uno studio intrapreso nella primavera del 1999.
L'intento del 4/3 era quello di offrire un open-standard in modo da consentire agli utenti di combinare, senza problemi di compatibilità, obiettivi e corpi macchina di produttori diversi.
Di fatto sarebbe come se oggi si potesse montare un 24-70/2,8 Nikkor su una 5DMkII senza perdere i vari automatismi come AF, controllo del diaframma etc...
Il concetto di base prevedeva la fondazione di un nuovo formato, chiamato appunto 4/3 dal rapporto base/altezza del fotogramma, con una baionetta specifica ed, ovviamente, una serie di nuovi obiettivi.
Altro vantaggio fondamentale era costituito dal fatto che la distanza tra la flangia dell'attacco e l'obiettivo stesso era ridotta rispetto a quella delle reflex Nikon e Canon tradizionali: senza addentrarci in spiegazioni eccessivamente tecniche, diremo che la conseguenza più evidente era quella di avere obiettivi significativamente più piccoli e leggeri se paragonati a quelli di una reflex di pari lunghezza focale.
Per ottenere tutto questo però, la dimensione fisica (l'area) del sensore 4/3 doveva necessariamente essere inferiore rispetto,ad esempio, a quella di una reflex APS-C (vedasi grafico precedente): allo stato attuale della tecnologia, ciò implica che il limite massimo dei Mpixel è stato già raggiunto dalla corrente generazione che vede la Panasonic GH1 impiegare un sensore da 14 milioni di elementi.
Su questa fotocamera infatti, il rumore ad ISO 1600 inizia ad essere piuttosto aggressivo mentre su una Nikon D700, reflex 36x24mm, che possiede all'incirca la stessa risoluzione nominale (12Mpixel) ma un imager con un'area quasi quattro volte maggiore, è possibile scattare fino ad ISO 3200 con una grana di fondo molto più contenuta.
Non è un caso allora se la stessa Olympus, per bocca di Akira Watanabe, ha affermato che per mantenere un livello ottimale tra risoluzione e qualità d'immagine col 4/3, non è necessario spingersi oltre la barriera dei 12Mpixel... attualmente, aggiungiamo noi.
In definitiva, non esistono risposte definitive, si perdoni il gioco di parole: ogni sistema ha i propri indiscussi vantaggi e svantaggi.
Schemi dei sistemi 4/3 e micro 4/3, (c) Olympus Corporation.
Tornando alla E-P1 (E-PL1), il micro4/3 rappresenta un ulteriore salto in avanti rispetto al 4/3: quest'ultimo infatti, nel classico spirito reflex, adotta un sistema ottico di proiezione dell'immagine nel mirino composto da uno specchio (vedi immagine in alto a sx).
Nel micro4/3 il termine “micro” significa proprio l'eliminazione del suddetto sistema ottico: conseguenza è il fatto di avere un ulteriore risparmio in termini di peso e dimensioni finali, avvicinandosi al regno delle compatte**.
E' per questo che la E-P1 (E-PL1) insidia da vicino le migliori digitali, per via delle sue dimensioni molto ridotte.
Se nelle fotocamere in standard micro4/3 il mirino ottico non esiste più, da cosa è sostituito?
Discutibilmente, nella E-P1, l'unico sistema per inquadrare la scena è costituito dal display LCD posteriore; non c'è insomma nemmeno un EVF* che invece compare, sotto forma di accessorio opzionale, nella nuova EP-2.
E-PL1. Nella E-PL1 il VF elettronico è opzionale e la possibilità di poterlo utilizzare è una delle innovazioni più gradite rispetto alla prima E-P1.
*Electronic View Finder
**Il corpo macchina diventa più piccolo così come gli obiettivi per esso specificamente progettati: le ottiche 4/3 possono essere utilizzate attraverso uno specifico adattatore.