Originariamente inviato da
UnixMan
Se non ho capito male (non ho ancora letto tutto il documento postato qui, ma non è la prima volta che sento parlare di queste cose) in sostanza il succo del "moss-pensiero" si può riassumere in due parole:
il sistema non deve introdurre informazioni incongruenti con quelle originali, cosa che renderebbe incongruente l'intera informazione.
In caso contrario il nostro sistema percettivo si trova di fronte ad una situazione "anomala" (non autoconsistente e quindi "innaturale") che il nostro cervello non sa bene come interpretare. Con tutto ciò che ne consegue.
Fin qui il ragionamento è assolutamente logico e non fa una piega (...ma non è certo originale, e sconfina nell'ovvietà se si hanno un minimo di nozioni in materia di percezione).
Tra parentesi, nel caso di un evento reale in un ambiente reale le informazioni contenute nel campo acustico sono ovviamente congruenti, cioè "autoconsistenti". Questa è senza dubbio una caratteristica peculiare di quanto percepito "nel mondo reale" (ascolto diretto "dal vivo"). Ma siamo sicuri che le informazioni siano ancora congruenti dopo che un tale campo acustico è stato catturato da uno o più microfoni e successivamente processato in vari modi prima ancora di arrivare a casa nostra?
(purtroppo temo che -nella migliore delle ipotesi- una cosa del genere possa essere vera al più per un ristretto numero di registrazioni... ma non divaghiamo).
Comunque sia, per tornare al discorso attuale, limitatamente all'ambiente di ascolto, ipotizziamo pure che l'informazione che andiamo a riprodurre sia ancora "congruente" (e non già irrimediabilmente compromessa in precedenza).
proviamo a seguire il moss-pensiero:
1) partiamo dal presupposto che non dobbiamo "inquinare" il messaggio con informazioni incongruenti;
2) grazie a riflessioni, rifrazioni, interferenze, ecc., qualsiasi ambiente in cui si immetta uno stimolo sonoro "aggiunge" a questo la sua propria "firma acustica". Aggiunge cioè un certo numero di informazioni relative alla propria forma e dimensioni, alle caratteristiche dei materiali che ne compongono le varie superfici, agli eventuali ostacoli presenti, ecc.
3) è evidente che (tranne eventualmente in qualche improbabile caso fortuito occasionale), le informazioni estranee aggiunte dall'ambiente di ascolto non possono essere congruenti con quelle originali.
Che cosa se ne può dedurre?
Evidentemente, se ne dovrebbe dedurre che la soluzione ideale dovrebbe essere quella di fare in modo che ti arrivi solo l'informazione originaria, senza alcun contributo estraneo da parte dell'ambiente di riproduzione.
Ma qual è l'unico ambiente che non aggiunge alcun contributo proprio ad un suono che vi venga immesso?
Evidentemente -per definizione- proprio una camera anecoica. Qualsiasi altro ambiente naturale aggiungerà sempre e comunque qualcosa "di suo", e questo qualcosa non può che essere estraneo (e quindi presumibilmente incongruente) rispetto alla informazione acustica originale.
Sfortunatamente l'esperienza ci dice che la cosa non funziona, e che anzi una camera anecoica è forse quanto di peggio ci possa essere per ascoltare decentemente musica.
Ergo, ci dev'essere "qualquadra che non cosa"...