Percepire i suoni, ascoltare la musica. Il grande equivoco dell'alta fedeltà

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  1. #51
    pebibyte L'avatar di marcoc1712
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    Il musicista da artista "immagina" il suono o meglio la sequenza dei suoni e senza questo immaginare il suono nel suo sviluppo sequenziale non ce ne puo' elargire il significato
    Tu credi che Hendrix non avesse chiaro come il suo suono doveva emozionarci e cosi pure Beethoven. A entrambi bastava l'immaginazione e a noi ascoltare. L'immaginazione
    si investe anche della fisicita' del suono, non è un pensiero astratto di associazioni di note, la mente percorre l'evento come se accadesse fisicamente in tutta la sua complessita'
    anche nella fusione di piu' suoni. Per l'artista l'effetto voluto si avvererà perchè l'ha immaginato nella completezza della fisicità . L'artista sà percepire anche come ingannare chi
    ascolta nel mischiare i colori dei suoni per raggiungere una precisa emozione che per primo ha vissuto nella sua mente. L'artista non lavora in astratto, vive nello stesso mondo
    in cui viviamo tutti ma lui cerca di convogliare nell'arte dei suoni la ricerca dei significati che appartengono a tutti. E infatti questa scoperta di comunanza e di riconoscimento dei
    significati ci emoziona, è come scoprire qualcosa che gia' esiste in noi ma che scoprimo in quel momento quasi inopinatamente come se fosse la prima volta, L'artista lo sa'
    anche se non fosse perfettamente consapevole, lo sa' e basta e cosi com'è lo deve esprimere.
    Cio' che ho detto riconduce alla psicologia di chi ascolta la musica riprodotta . Nell'ascolto noi vogliamo ricreare il miracolo dell'emozione musicale nella fisicita' specifica voluta
    dall'artista che sà come appagare questo bisogno anche suo.....si mette a suonare o fa' suonare l'orchestra "a bacchetta"....senno' son dolori....come faceva Frank Zappa che
    cacciava chiunque non eseguisse a puntino come desiderava lui.
    Quindi non c'è per me nessuna distanza dall'artista.....viviamo la musica con la stessa emozione fisica e spirituale....la mia gratitudine è per la sua scoperta condivisa .
    Che se ne fa' della sua musica se non per condividerla con chi l'ascolta?
    In sostanza Marco questa astrattezza di cui parli del messaggio musicale ridotto a concetto matematico io non ce la vedo nel meccanismo creativo.
    L'artista come chi non lo è ma è un essere umano ama mettere ordine nel caos del mondo che ci circonda....perchè sà che l'ordine esiste e sta a noi rintracciarne il significato
    senza venire annientati dalla ottusità del quotidiano....l'entropia dell'esistenza che accomuna tutti.
    Giovanni, io stavo molto più terra terra: se scarabocchio un pentagramma e te lo mando (ammesso che sia io che te siamo in grado di scrivere e leggere la musica, cioè condividiamo il linguaggio) tu sei in grado di comprendere la mia 'creazione' semplicemente canticchiandotela tra te e te (a questo faceva riferimento Audiodan parlando di diverse memorie sonore) quindi c'è stato un trasferimento di informazione musicale senza il suono, lo trascende, ne convieni?

    Se voglio mandarti le istruzioni per riprodurre un suono, un semplice suono tenuto, (io) non ho modo di farlo, se non inviandotene una sua registrazione il più definita possibile, ben sapendo che ho sicuramente commesso errori nel prenderla e ne aggiungerà il tuo sistema nell'interpretarla, quindi seppur molto più dettagliata l'informazione in merito al suono è inferiore di quella in merito alla musica. Ne convieni?

    Il motivo è che la musica NON è il suono, lo trascende. Per 'rendere' la musica a chi non ha capacità di interpretarla (o voglia semplicemente sentirla) si debbono produrre suoni. Il suono è il 'media' fisico, la musica ne dipende non più di quanto il significato dipenda dal suono delle parole (che puoi in alternativa leggere e capire senza l'interposizione del suono 'fisico').

    Beethoven quando ha scritto la nona era completamente sordo, eppure ha fatto l'orchestrazione e diretto la sua prima, senza poter 'sentire' i suoni evocati dalla sua musica. Convieni con me che è riuscito a comunicare agli orchestrali tutto quanto è stato necessario perché la nona sinfonia prendesse vita in quello spazio tempo reale (per citare Russo), pur non potendo 'verificarlo' percettivamente? Questo non vuol dire che esistono media alternativi al suono 'fisico' e complementari alla partitura, disponibili all'artista per comunicare la propria idea di come rendere al musica attraverso il suono? E' in altre parole quello che sostiene Ton Koopman in merito alla possibilità di 'recuperare' il suono dell'esecuzione originale di partiture antiche, grazie ad informazioni collaterali ed anche se nessuno in vita le ha potute sentire realmente e quindi 'riprodurlo' (cioè produrlo nuovamente) utilizzando strumenti originali.

    Ovviamente è molto probabile che la riproduzione sia imperfetta, ma il termine di paragone non è l'effettivo suono di un preciso luogo e tempo, ma l'idea che si è creata di quel suono nella sua mente, grazie ad un processo per nulla empirico (nessuna percezione) ma completamente culturale.

    Probabilmente Beethoven era ancora più pignolo di Zappa, chi lo sa, ma Zappa aveva il conforto di poter 'sentire' quello che la band produceva, (con tutti i limiti di un sistema non invariante, mascheramenti, ecc.) SE quello che sentiva coincideva con l'idea di musica nella sua mente era buono, altrimenti no e lo rifaceva.

    Quindi?

    Per me quanto sopra chiarisce che:

    a. La musica non è il suono fisico, lo trascende e può 'prendere atto' anche in sua assenza.
    b. Il suono fisico è il media per trasferire sensorialmente la musica dalla mente dell'esecutore a quella dell'ascoltatore.
    c. Il passaggio tra la mente del compositore e quella dell'esecutore può giovarsi del suono, ma non è indispensabile, può avvenire anche solo mediante simboli linguistici, di cui il principale ma non l'unico è la partitura, pur rimanendo la musica evidentemente se stessa.
    d. Che sia trasportata da suoni o da simboli, la musica per essere compresa richiede capacità di elaborazione, influenzate (in diversa misura) da fattori culturali.
    e.Una volta compresa la musica, una persona dotata delle necessarie conoscenze culturali e tecniche (in diversa misura) è in grado di 'riprodurla' per simboli e/o mediante suono, in questo caso 'interpretandola', cioè completando le informazioni in base alla propria sensibilità, competenza e capacità tecnica, nei limiti delle potenzialità dello strumento o voce.

    Quanto sopra comporta che il trasferimento di informazione 'musicale' avviene potenzialmente senza perdita, se tutti gli attori dispongono dei comuni mezzi culturali atti a comprenderla, mentre non è così per il suono in se: ogni volta che la musica viene interpretata si ottiene un risultato diverso, pur rimanendo la stessa musica, per definizione. Le cause di queste differenze sono almeno di tre tipi:

    a. diversità di interpretazione: i suoni nascono intenzionalmente diversi.
    b. diversità di resa: i suoni, anche quando intenzionalmente uguali, si manifestano diversamente per cause fisiche.
    c. diversità di percezione: anche quando resi in modo identico (idealmente) i suoni vengono percepiti diversamente.

    E stiamo parlando di musica dal vivo! Introducendo la riproduzione anche ipotizzando assenza di 'interpretazione' da parte del sistema (ma non è così) abbiamo due nuovi punti B e C.

    Tutto questo per dire che o riusciamo ad astrarre un linguaggio, anche non dettagliatissimo ma preciso e rigoroso per descrivere il suono, così da consentirne il trasferimento senza perdita di informazione tra mente e mente, o non se ne può uscire in linea teorica.

    A questo credo ci fossimo già arrivati ragionando con Paolo ed altri, mi sento comunque confortato nella diagnosi da molto di quanto scrive Russo: i sintomi riconosciuti sono praticamente gli stessi, le cause soggiacenti molto simili e la sua analisi dei fenomeni in atto non mi sembra così distante da quanto dicono altri e riportato in questo e nell'altro THD, salvo smentita ovviamente.

    La prognosi è comunque segnata dalla consapevolezza che il problema non si può risolvere, ma solo provare a ridurre. Russo indica le sue strade (alcune delle quali non ho ancora capito a fondo) in parte 'culturali' che mi sento di sottoscrivere in linea generale, altre 'tecniche' che probabilmente non sono nemmeno in grado di valutare, bisognerebbe provarle, certo, anche se - senza voler offendere nessuno e senza nessuna particolare avversione verso MOSS o Russo - la sua pretesa che l'unica strada da seguire sia la sua mi lascia un po perplesso, ma sicuramente è scetticismo innato esacerbato dalla mia ignoranza, non lo metto in dubbio.

    Un passo per volta, comunque. Se riuscissimo a condividere la diagnosi e la necessità di operare sia (Russo dice prima) sul fronte culturale che su quello tecnico, sarebbe già un enorme passo avanti.
    Ultima modifica di marcoc1712 : 18-06-2015 a 05:52
    Ciao, Marco.

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  2. #52
    pebibyte L'avatar di marcoc1712
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    Originariamente inviato da aletas
    Appena ho un po' di tempo posto un disegno, mi piacerebbe approfondire l'argomento dal momento che sicuramente interessa a molti,grazie Marco della disponibilità.
    Apri un thd dedicato eventualmente.
    Ciao, Marco.

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  3. #53
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    Ieri ho letto, in parte, il documento di Russo, messo a disposizione da Giovanni, dico in parte perché le tematiche esposte sono molteplici e difficili da digerire con una lettura superficiale, mi sono soffermato allora sul primo problema da cui poi discende gran parte delle altre tematiche, ovvero il fenomeno del "mascheramento". Appare evidente che Russo non si riferisce al mascheramento inteso comunemente ma ad un fenomeno fisiologico proprio della percezione dei suoni da parte del complesso apparato orecchie - cervello.

    Riporto quanto esposto da Russo:
    “Il mascheramento E’ IL FENOMENO CHE GOVERNA TUTTO L’ASCOLTO DEI SUONI MUSICALI, sia dal vivo che in riproduzione, tale fenomeno è la causa della non invarianza del sistema, più facilmente definibile come tempo-varianza ovvero quello che ascolto DIPENDE DA QUELLO CHE HO ASCOLTATO FINO ALL’ATTIMO PRECEDENTE ; la cosa sconvolgente, di cui la pseudo scienza ufficiale non vuole darsi pace e che moltiplica la dimensione già madornale dell’errore è che se osservo i fenomeni attraverso metodologie e strumenti della Fisica il fenomeno del mascheramento NON ACCADE!”

    Ciò che mi ha colpito è l'affermazione "quello che ascolto dipende da quello che ho ascoltato sino ad un attimo prima", questo può significare solo una cosa (almeno per me): che il cervello applica una discretizzazione del fluire dell'informazione che deve elaborare ma si aspetta di trovare nel "campione" successivo un "range" limitato di altre possibilità escludendo i risultati non congrui.
    Immaginando di seguire su un diagramma intensità - tempo l'andamento del suono (come se stessimo seguendo sull'oscilloscopio una traccia di un qualsivoglia suono), prendendo un punto qualsiasi a riferimento, nell'istante successivo, il cervello si "aspetta" di trovare un qualcosa congruo con il riferimento precedente. Nel caso vi siano fattori esterni che perturbano questo andamento ( banalmente interferenze di fase che modificano l'intensità), viene applicato un filtro discriminante che mette da parte quell'informazione non ritenuta utile mentre gli strumenti la rilevano benissimo.
    Tale meccanismo potrebbe servire al "risparmio energetico" che peraltro è il principio fondante di ogni sistema, sottosistema e apparato degli esseri viventi, in pratica aspettarsi un risultato congruo implicherebbe un impegno di risorse neuronali ben minore che essere pronti ad elaborare uno stimolo "sconosciuto".
    In mancanza di una mia solida cultura specifica, questo è quello che la fantasia ha partorito... ah se Russo potesse venire a diradare un bel po' di nebbia!!
    Alessandro

  4. #54
    tebibyte L'avatar di bigtube
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    Originariamente inviato da marcoc1712
    Giovanni, io stavo molto più terra terra: se scarabocchio un pentagramma e te lo mando (ammesso che sia io che te siamo in grado di scrivere e leggere la musica, cioè condividiamo il linguaggio) tu sei in grado di comprendere la mia 'creazione' semplicemente canticchiandotela tra te e te (a questo faceva riferimento Audiodan parlando di diverse memorie sonore) quindi c'è stato un trasferimento di informazione musicale senza il suono, lo trascende, ne convieni?

    Un passo per volta, comunque. Se riuscissimo a condividere la diagnosi e la necessità di operare sia (Russo dice prima) sul fronte culturale che su quello tecnico, sarebbe già un enorme passo avanti.
    No Marco non sono d'accordo, se tu mi mandi il pentagramma scritto io ho solo una pallida idea di come vuoi che sia suonato.
    Mentre lo sa benissimo l'autore o il direttore d'orchestra che vuole e ricerca proprio "quel suono e con quello svolgimento".

    Tu accampi che la musica è un terreno di pura astrazione comunicabile in astratto. vallo a dire ai bluesman che non sanno manco cosa sia il pentagramma
    ma sanno molto bene come comunicare il suono musicale e non sbagliano una nota "giusta".

    Lo spartito musicale è un punto di partenza poi chiedi ai direttori se hanno tutti la stessa idea su come si deve dispiegare il suono musicale .....non troverai
    l'astrazione ma bensi l'interpretazione. Io "musicista" lo immagino cosi il mio suono musicale e non rinuncio a tradurlo cosi come lo voglio.
    Un'altra non-invarianza ostacola i tuoi tentativi di trovare il linguaggio astratto dove ci dovremo situare in comune. Solo nel dispiegarsi del suono musicale
    si accede alla profondità dei significati che l'artista ha in mente.Non prima e non a priori se non per l'esigenza di ricordare e poter trasmettere il punto di partenza e solo
    nel contesto che quell'intuizione non si perda . All'atto del dispiegarsi della musica in tutta la sua fisicità Corpo e anima sono nella fusione ricercata...entrambi sono necessari
    altrimenti perchè il musicista dovrebbe fare il musicista. Non scrive libri.
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  5. #55
    tebibyte L'avatar di bigtube
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    Originariamente inviato da aletas
    Ieri ho letto, in parte, il documento di Russo, messo a disposizione da Giovanni, dico in parte perché le tematiche esposte sono molteplici e difficili da digerire con una lettura superficiale, mi sono soffermato allora sul primo problema da cui poi discende gran parte delle altre tematiche, ovvero il fenomeno del "mascheramento".
    Alessandro rimaniamo nell'ambito del concetto di mascheramento che è propriamente legato al problema della percezione. se il messagio primario io te lo invio e dopo un tempuscolo x te lo rimando uguale o
    anche di minore ampiezza insieme al primario il cervello puo' discernere appropriatamente il messaggio primario? rispondi a questa domanda .
    Ultima modifica di bigtube : 18-06-2015 a 14:32
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  6. #56
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    Alessandro rimaniamo nell'ambito del concetto di mascheramento che è propriamente legato al problema della percezione. se il messagio primario io te lo invio e dopo un tempuscolo x te lo rimando uguale o
    anche di minore ampiezza insieme al primario il cervello puo' discernere appropriatamente il messaggio primario? rispondi a questa domanda .
    Se ho capito bene il senso della domanda, direi proprio di no; e' il problema di una sorgente afflitta da fenomeni di diffrazione. La stessa informazione arriva sfalsata temporalmente quasi con la stessa intensità'.
    Alessandro

  7. #57
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    Il fatto è che in alcuni casi applicare le teorie di Russo non è affatto semplice.
    Ultima modifica di DacPassion : 18-06-2015 a 15:52
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  8. #58
    pebibyte L'avatar di marcoc1712
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    No Marco non sono d'accordo, se tu mi mandi il pentagramma scritto io ho solo una pallida idea di come vuoi che sia suonato.
    Mentre lo sa benissimo l'autore o il direttore d'orchestra che vuole e ricerca proprio "quel suono e con quello svolgimento".

    Tu accampi che la musica è un terreno di pura astrazione comunicabile in astratto. vallo a dire ai bluesman che non sanno manco cosa sia il pentagramma
    ma sanno molto bene come comunicare il suono musicale e non sbagliano una nota "giusta".

    Lo spartito musicale è un punto di partenza poi chiedi ai direttori se hanno tutti la stessa idea su come si deve dispiegare il suono musicale .....non troverai
    l'astrazione ma bensi l'interpretazione. Io "musicista" lo immagino cosi il mio suono musicale e non rinuncio a tradurlo cosi come lo voglio.
    Un'altra non-invarianza ostacola i tuoi tentativi di trovare il linguaggio astratto dove ci dovremo situare in comune. Solo nel dispiegarsi del suono musicale
    si accede alla profondità dei significati che l'artista ha in mente.Non prima e non a priori se non per l'esigenza di ricordare e poter trasmettere il punto di partenza e solo
    nel contesto che quell'intuizione non si perda . All'atto del dispiegarsi della musica in tutta la sua fisicità Corpo e anima sono nella fusione ricercata...entrambi sono necessari
    altrimenti perchè il musicista dovrebbe fare il musicista. Non scrive libri.
    Evidentemente la pensiamo in modi diverso, poco male.

    Prima di 'gettare le armi' però vorrei provare a chiarire un concetto chiave, dato che mi pare che almeno su questi punti esista accordo::

    1. E' vero che la partitura in se non è sufficiente per permettere ad un esecutore di ricreare l'idea 'creativa' del compositore.
    2. E' vero che l'esecutore 'interpreta' la musica nell'atto di suonare (produrre il suono) e che quindi ogni esecuzione è diversa.

    3. E' vero che da ogni esecuzione è possibile estrarre la componente interpretativa e ricostruire informazioni sufficienti a permettere la successiva interpretazione di un terzo, senza perdita del messaggio 'musicale' (la nona è sempre la nona, chiunque la interpreti, se si astiene da introdurre aspetti creativi che mascherino il contenuto originario, il che diventerebbe variazione).

    4. Rimane un fatto che per tutti i primi 5 secoli della storia della musica occidentale, in assenza di metodi di registrazione e riproduzione 'meccanica' del suono, pubblicare un'opera al fine di tramandarla ha significato... scrivere un libro.

    5. E' un fatto che musicisti dotati dello stesso linguaggio e schema interpretativo culturale dell'autore, a grandi distanze nello spazio e nel tempo solo con l'ausilio di quel libro ed eventualmente poche altre informazioni 'verbali' a corredo, senza mai aver 'sentito' l'interpretazione 'originale', sono comunque in grado di suonare, cioè di interpretare e rendere quella musica, in modo che chiunque possa riconoscerla come tale, con una straordinaria omogeneità di risultato.

    Secondo me è principalmente dovuto alla necessità: non potendo conservare il suono con mezzi meccanici, si è costruito un "sistema" culturale appropriato (da cui il termine conservatorio per le accademie musicali) teso inizialmente a minimizzare le differenze di esecuzione (interpretazioni) favorendo l'omogeneità ed il mantenimento del messaggio musicale per come 'scritto' dal compositore. C'è un confine preciso tra variazione ed interpretazione, venuto meno il ruolo dei conservatori e della tradizione musicale, si è andato via via confondendo l'atto creativo con la sua interpretazione, ma questo non cambia la natura delle cose.

    Veniamo ai bluesmann (o a qualsiasi ambiente culturale nel quale la musica non è resa in termini simbolici).

    1. Io non ho detto che non si possa trasmettere musica tramite il suono, anzi, ho solo asserito che è possibile farlo anche mediante linguaggio 'astratto', quando si condivida il contesto culturale adeguato (v. sopra).

    2. Tu mi insegni, che se l'artista A ha un'idea che vuole trasferire mediante esecuzione a B, anche trascurando le differenze di interpretazione (dato che lui sa cosa ha in testa e si suppone sappia come renderlo, ma non è proprio così) prendono atto tutti i problemi legati alla produzione e percezione del suono di cui abitualmente parliamo. Nonostante questo, la musica (non il suono) viene recepita correttamente, tanto da permettergli di trasferirla a C, sempre condividendo un minimo di contesto culturale, a dimostrazione che trascende il suono ed i suoi limiti.

    Si potrebbe ipotizzare una sorta di codice musicale 'naturale' che con diversi livelli di efficacia ed efficienza è reso dai diversi linguaggi disponibili ed utilizzati, in un processo mediato dalle "competenze" individuali.

    Immagino che questo fosse il metodo originario anche per la musica 'colta' occidentale, prima che si arrivasse alla sua codifica simbolica e questo è altamente significativo.

    Tutto questo ha un senso se si accetta di distinguere la Musica dalla sua Interpretazione e resa (l'atto del suonare), dalla sua percezione e decodifica.

    Credo sia evidentemente dimostrato dalla storia che "la Musica" si conserva inalterata anche nel corso di reiterati cicli - se rispettata - mentre il suono (ed altre componenti dell'interpretazione) no, viene perso e deve di volta in volta essere ricreato dall'interprete (esecutore) che opera nel conteso culturale proprio, nei limiti del proprio talento, sensibilità e strumento utilizzato.

    Se condividiamo questo, credo converremo tutti che il messaggio musicale non è invalidato dalla riproduzione audio, al netto di gravissimi guasti o palesi malfunzionamenti.

    Possiamo discutere di se ed in che misura i contenuti informativi aggiunti dall'interprete (e dallo strumento) e resi solo in termini di suono, sopravvivano meglio (cioè vengano ricostruiti più facilmente nella mente dell'ascoltatore) rispetto a quelli introdotti dall'ambiente o altre fonti esterne alle fasi di registrazione e riproduzione audio.

    Per esperienza di rapporti con musicisti direi di si, il che rafforza la mia convinzione che l'aspetto 'culturale' sia predominante rispetto a quello psichico e fisiologico, prefigurando l'esistenza di un 'codice di correzione' che il nostro cervello applica ove l'informazione sia un minimo più organizzata (come significato trasportato) rispetto al semplice e puro 'primordiale' suono, ammesso di disporre delle 'chiavi' culturali adeguate.

    In parte, questo spiegherebbe perché i musicisti sono meno afflitti dalle imperfezioni che a noi procurano fatica, disorientamento, ecc. Sono più attenti al significato (la musica e l'interpretazione) che non al significante (il suono) su una scala di valori diversa dalla nostra. Se riconoscono la partitura, la cadenza, lo stile e lo strumento hanno raggiunto un sufficiente livello di informazione per 'ricrearsi' l'evento, la ricreazione spaziale della scena, il dettaglio (colpetto di tosse o piede battuto,...) la resa dimanica limitata, il rumore di fondo, la compressione sono accessori, li colpiscono, certo, ma non rappresentano i principali parametri di giudizio.

    Esempio: Provate ad accelerare o rallentare lievemente la rotazione del piatto di un giradischi. Un audiofilo potrà forse notare lo spostamento di tono, il musicista commenterà piuttosto la variazione di cadenza.

    Secondo esempio: Ricordate l'illusione acustica provocata da una voce che pronuncia "BA" mentre sullo schermo una faccia simula il labiale di "CA"?

    In assenza di ulteriore significato, il cervello è disorientato e non accetta di sentire "BA", ma nemmeno sente "CA", quindi rende "GA"...

    Bene, se provate con BAse e CAse, per esempio, non sentirete MAI GAse (che ha meno significato di base), motivo per cui ci sorbiamo allegramente film tradotti.

    Mi chiedo, cosa succederebbe ad un, poniamo, cinese che non parla Italiano? Sentirebbe BAse, CAse o GAse, ammesso che nessun termine per lui sia più significativo dell'altro?

    Se non ti ho convinto mi spiace, ma spero di essermi chiarito.
    Ciao, Marco.

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  9. #59
    tebibyte L'avatar di bigtube
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    Se ho capito bene il senso della domanda, direi proprio di no; e' il problema di una sorgente afflitta da fenomeni di diffrazione. La stessa informazione arriva sfalsata temporalmente quasi con la stessa intensità'.
    Ok infatti è quello che accade quando l'onda sonora parte dall'altoparlante . la partenza non è in una sola direzione ma avviene anche dalla parte posteriore del pistone che è l'altoparlante che è trasparente
    alla immissione del suono. Quindi abbiamo gia' due emissioni a ampiezza paragonabile . il suono posteriore viene riflesso con vari microtempi e torna davanti in multiple nuove sorgenti. Cosa accade davanti
    all'altoparlante? l'incidenza è in tutte le direzioni a cominciare dal baffle anteriore . Insomma come hai capito l'informazione primaria se la deve vedere con mille altre sorgenti di suono che si catapultano verso
    il nostro cervello ognuno col suo tempo x . Una catastrofe . Il cervello deve mettere ordine in questo affastellamento e ovviamente si perde la congruenza dell'emissione primaria.
    Se si comincia a prendere atto di questa fenomenologia, che per il momento riguarda solo l'artoparlante, si comincia a capire che i problemi sono radicali e da affrontare radicalmente nella soluzione.
    Ma purtroppo il problema del mascheramento investe tutto il sistema di trasporto del segnale primario e ogni elemento partecipa con il suo contributo ad alterarlo.
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  10. #60
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    vogliamo parlare del suono prodotto dal mobile che vibra sollecitato dall'altoparlante(pistone)
    Vogliamo parlare che è controproducente convogliare l'onda posteriore con i tubi di accordo(ma accordo di che....di disaccordo....)
    Vogliamo parlare dell'ambiente in cui si sviluppa il messaggio che riflette e assorbe non si sà come e che crea nuove voci.
    player1:thin client+voyage - player2:futros450+Debian > Usb Transport: I2soverUSB + DAC (6x1704+I/V a tubi) - Attenuatore passivo Lightspeed
    Ampli finale: OTL 6C33 - MyRef Fremen Ed. - Diff.: Diapason Adamantes II - Guida LMS+Squeezelite - B

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