In pratica questa tecnica di analisi non si dovrebbe classificare come una "misura" dal momento che offre una valutazione relativa basata sulla differenza rilevata, quindi non strettamente legata al “numero”, o meglio, non sempre può produrre un valore specifico correlato (valore assoluto) come nel caso delle misure convenzionali, quest’ultime però (riferendomi alle analisi di rito che ci ritroviamo nei depliant e le varie brochure) nonostante quantifichino con un preciso dato numerico, offrono poco rispetto a quelle che dovrebbero essere le effettive condizioni di funzionamento.
Le misure di rito convenzionali spesso trattano segnali puri, sinusoidali, simmetrici e vengono rilevate in condizioni statiche, la NTD scava direttamente dentro la musica riprodotta, e quando l’elettronica è chiamata a trattare segnali complessi che, a differenza dei toni puri, sono asimmetrici e che includono una parte periodica, aperiodica, armonica e disarmonica.
E’ chiaro che in base al risultato ottenuto dalla differenza prodotta (ampiezza/sfasamento/deformazione non lineare della geometria del segnale) si potrà approssimare bene il valore dell’alterazione del segnale sotto test rispetto ad un segnale di riferimento.
Un paragone automobilistico vede la NTD come una gara tra due auto, dove possiamo perfettamente stabilire visivamente quale delle due va più forte ed arriva prima al traguardo nonostante non ci vengano forniti i dati esatti di velocità, di contro una misura convenzionale statica ci offrirà un dato preciso di velocità delle auto, ma purtroppo non quando fatte correre realmente “in pista”.
Alcuni tecnici/ricercatori riconoscono il fatto che vede in quella che è la condizione di effettivo funzionamento la migliore base per poter rilevare una differenza nel segnale audio riprodotto.
Tom.