Vi chiedo di scusarmi ....sono stato tradito dalla funzione a me poco conosciuta di Google documents .
Ho rifatto il documento : lo trovate a questo link.
segnalatemi subito se ho fatto errori .....accidenti a me
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la cosa mi sorprende alquanto: per me casomai è vero l'esatto contrario!![]()
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Per quella che è la mia esperienza ed il mio sentire, sono sempre stato dell'idea che la musica "pop" la puoi ascoltare con qualsiasi cosa, la classica no.
Ed in verità la cosa mi sembra abbastanza logica.
In primo luogo perché la musica "pop" è fatta e pensata proprio per essere riprodotta da sistemi "di massa" - di qualità modesta e con determinate caratteristiche tipiche - e quindi le relative registrazioni sono ottimizzate all'origine proprio per rendere "bene" (si fa per dire...) su quel tipo di sistemi (senza contare per altro che ormai è costituita per lo più da suoni "sintetici" già in origine).
Inoltre, si tratta di generi in cui il linguaggio musicale è quanto mai ultra-semplificato ed "immediato" (nonché tipicamente povero e rozzo). Per "comprenderne il messaggio" e goderne appieno non serve coglierne tutte le sfumature timbriche, armoniche, tonali, ecc (ammesso e non concesso che ve ne siano...).
Al contrario la c.d. musica "colta" nasce per l'ascolto dal vivo (non fosse altro perché è nata ben prima dell'invenzione della riproduzione audio) e -soprattutto- il suo linguaggio musicale è infinitamente più complesso, intricato e raffinato. La musica classica vive di dettagli, di sfumature, di piccoli e grandi contrasti, di "colori", ecc, ecc, ...
...che a mio avviso nessun sistema di riproduzione esistente è in grado di rendere a pieno. Ed ovviamente men che meno ci riescono i sistemi dozzinali. Stesso dicasi, sebbene in misura forse un po' minore, per il Jazz (almeno per quanto riguarda alcune epoche e "correnti").
A questo proposito ho sempre trovato sorprendente la apparente(?) correlazione che si può notare tra l'evoluzione dei generi musicali più popolari e quella dei sistemi di riproduzione. Sarà un caso che l'opera lirica (e le sue derivazioni più popolari) sono state soppiantate da forme musicali più semplici e immediate poco dopo l'apparizione dei primi rozzi sistemi di riproduzione fonografica e radiofonica? Che Jazz e affini hanno vissuto la loro epoca di maggiore popolarità nell'era delle valvole, mentre il rock ed il pop moderni sono esplosi con l'avvento dei transistors? Cioè, sarà un caso che, da quando esiste la riproduzione audio (e la relativa industria...) le forme musicali più popolari sono sempre state in un certo qual modo quelle "più adatte" alle caratteristiche tecniche e "sonore" dei sistemi di riproduzione audio dell'epoca?
Ovviamente pensare che ci sia un nesso di causalità diretto e "completo" mi pare eccessivo ed a dir poco improbabile. Che però tra i modi più comuni di fruizione della musica e l'evoluzione dei generi musicali più popolari (leggi commerciali) una qualche influenza ci sia stata (e ci sia ancora) non lo escluderei affatto...
P.S.: per quanto riguarda invece il resto del tuo post sono sostanzialmente d'accordo con te.
Ciao, Paolo.
«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
Giovanni, era tanto che cercavo di reperirlo in rete senza successo; avevo salvato qualche passaggio ma questo documento mi sembra che contenga cose ancora non lette.
Spero di chiarire, insieme a voi, alcune affermazioni abbastanza criptiche di Russo. Per ora lo stò leggendo con attenzione.
Alessandro
Carissimo mi fà piacere che il documento sia sotto la tua attenzione e sarebbe assolutamente opportuno che tutti lo leggessero per aprire la mente di ciascuno alla concezione per lo meno
rivoluzionaria della mente piu' ferocemente in controtendenza del mainstream corrente. Non per niente è stato attaccato con altrettanta ferocia da chi, consapevole della straordinaria portata
degli assunti portati alla conoscenza dei turlupinati audiofili, vedeva in pericolo la sua leadership pseudo-intellettuale e l'ascendente presso il popolo audiofilo. Nell'articolo si parla di verità se
uno è disponibile ad accoglierla e tutto il resto è aria fritta. La pseudo-cultura audiofila si balocca ancora con le menate dei GURU che ci vogliono sempre portare dalla loro parte.....quella sbagliata
ma che gli fà comodo.....
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Per me sono inascoltabili anche molte buone registrazioni di musica POP, ma si, assolutamente si, convengo con te al 100%, anche se ascolto anche registrazioni pessime di ottimo jazz con grande piacere, quindi non lo ritengo patrimonio esclusivo della musica da camera o concertistica.
Ancora una volta ne convengo, a mio avviso è dovuto a due aspetti:
a. La musica è un linguaggio matematico tutto sommato semplice, un qualsiasi musicista se la 'ricrea' in testa a partire da pochi simboli sullo spartito, anche senza mai averla eseguita o nemmeno sentita prima.
b. Il suono è pur sempre un fenomeno fisico descrivibile matematicamente (Fourier), ma in termini molto meno 'naturali' ed attraverso linguaggi ben più complessi. Credo sia impossibile per un essere umano (sicuramente lo è per me) ricreare un suono da una sua descrizione se prima non lo ha mai sentito, può solo tentare di approssimarsi ad esso per similitudini e differenze, cioè richiamando esperienze di passate percezioni, capite, descritte ed archiviate. Come ho già scritto altrove, per me è stata illuminante leggere un' intervista a Ton Koopman.
E' una questione di cultura, molti musicisti e musicofili (non io) riconoscono gli interpreti, il direttore, l' orchestra o lo strumento infallibilmente, per me rimane un mistero capire come fanno, ma ci riescono, quindi probabilmente qualcuno è in grado di riconoscere il suono dei fagotti dei Berliner piuttosto che dei Wiener, non lo escluderei a priori.
Alleluia! Si, si, si, ed assolutamente si. Siamo tutti diversi e quindi percepiamo certamente in modo unico, ma la nostra fisiologia e psicologia in buona parte è comune alla specie, altrimenti ci saremmo giocati Freud e tanti altri, oltre alla possibilità di esprimerci e di farci capire.
Quindi con tutte le complicazioni e non invarianze di questo stupendo mondo, due cervelli umani sani collegati a 4 orecchie umane sane ed a 2 cuori (fondamentale!) umani sani ospitanti due distinte menti, per buona parte dovrebbero rispondere analogamente agli stessi stimoli e quando così non fosse, si dovrebbero poter individuare delle 'varianze standard' comuni a più individui (analogamente alla percezione distorta dei colori per i daltonici, la distorta percezione delle distanze per gli astigmatici, ecc.) prima di arrivare alle componenti esclusivamente soggettive, che non escludo siano presenti, ma credo non in misura predominante.
E' un problema eminentemente culturale, sono convinto che percorrendo questa strada si arrivi naturalmente anche alla maggiore standardizzazione dei risultati, non per appiattimento verso il basso come sta avvenendo oggi, ma per consapevole e razionale perseguimento del meglio, non (solo e non più) come ideale soggettivo, ma come riferimento culturale condiviso e descritto tramite il comune linguaggio, anche se necessariamente ricorrendo ad approssimazioni successive mediante similitudini e differenze.
Forse sogno, ma almeno so di non essere da solo.
Non stamparlo tutto! si è probabilmente divertito a rendere nel suo scritto l'effetto 'confusione' di cui scrive nel documento stesso, grande inventiva e metodo originale ed in parte anche autoironico, quindi sempre intelligente, ma certamente poco 'ecologico'...
Se non mi sono perso qualcosa nei meandri dei contenuti 'riflessi', il tutto si riconduce in realtà ad una decina di pagine, le altre 120 non servono (...o forse si, ma io non ho la pazienza di rileggermi il tutto...).
Ciao, Marco.
"Any intelligent fool can make things bigger, more complex, and more violent. It takes a touch of genius -- and a lot of courage -- to move in the opposite direction."
— E. F. Schumacher (mis-attributed to A. Einstein)
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Autore della patch R2 per Squeezelite e del plugin C-3PO. note libere
Logitech media Server 7.9 > miniPc + squeezelite-R2 / SB+ > "Lu Scalmentu" NOS R2R DAC by TubeOne/ AudioResearch DAC 1-20 >
Klimo Merlino Gold TPS > DIS Interconnect > Kent Gold > Reference > Monitor Audio Studio 20 SE
Senti Marco ....a te piace un po' troppo parlare ....ma stai un po' attento anche a me.
Il contenuto del documento l'ho corretto....ho sbagliato io e non Russo ....purtroppo mi è scappato di ridondare il documento....tutto qui.
Ho speso dei post per cercare di segnalarlo ma tu continui a sbertucciarmi.
Ti invito a leggerlo con attenzione e a non trarre conclusioni un po' affrettate come temo stai facendo.
Citi il teorema di Fourier di cui non ci frega niente perchè e un teorema che risiede nell'invarianza . Ti pare che la percezione possa appartenere al mondo dell'invarianza?
tutto cio' che ci circonda appartiene alla non-invarianza dei sistemi cioe' se ti piace nel caos ma il nostro cervello lo sà perfettamente e fà la sua cernita approssimativa.
Se il mio contributo ti è servito solo per corroborare le tue idee che io ancora faccio fatica a seguire....scendi dal pulpito per un istante e leggi.
Le parole che spendi sul documento (purtroppo anche per colpa mia) credimi hanno poco senso....ti invito a rileggere con umiltà.....non farli passare per intelligenti vaneggiamenti
autoironici, perchè in questo caso sei proprio fuori strada...e mi dispiace doverlo dire . All'ing. Russo viene sempre travisato tutto....perchè dice il vero. E' ovvio.
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Ti chiedo scusa, hai postato mentre scrivevo e quindo non ho visto, è un limite dello strumento forum.. Comunque non c'era in me nessuna volontà di sbertucciare nessuno, tanto meno te, come potevo sapere si trattasse di un tuo errore e non di una sua volontà?
Se è venuto per caso, è risultato particolarmente bene, tant'è che ho considerato il metodo (non il contenuto, che non ho ancora digerito integralmente, quindi non traggo conclusioni di sorta) intelligente, evidentemente peccando di ottimismo...
Ho citato Fourier solo come esempio in merito al metodo per descrivere un suono, come somma di tutte le componenti che lo compongono, ben sapendo che è valido solo per suoni 'tenuti' e non per i transienti di attacco e rilascio, ma in questo contesto non mi pareva importante. Il senso del mio ragionamento non cambia: la musica è descrivibile rigorosamente con relativamente poche informazioni , mentre il suono - ammesso sia possibile - ne richiede molte di più. Va meglio così?
Il punto è: perchè è così? perchè il linguaggio musicale pur essendo preciso e rigoroso, non cerca di ricreare 'la percezione' della musica, ma descrive semplicemente le relazioni matematiche tra i 'suoni' che la compongono IN ASTRATTO, per diventare percettibile richiede una interpretazione: solo 'intellettuale' per chi dispone degli strumenti culturali necessari, inevitabilmente fisica (quindi per interposta comprensione ed esecuzione, cioè interpretazione) per gli altri.
Il musicista 'ascolta' la musica con la mente sola, a me (ma penso a molti altri) servono anche le orecchie, dato che ho bisogno che la musica venga interpretata dall'artista e resa in termini di suono per essere da me percepita, tutti i problemi di cui parliamo si originano qui, la 'musica' ne è esente, Beethoven 'sentiva' e creava musica pur essendo sordo, non credo si preoccupasse dell'invarianza...
Non capisco come il fatto che tu non abbia compreso alcune delle mie affermazioni (probabilmente perché le ho espresse male io) dovrebbe impedirmi di individuare alcune assonanze - per me - sorprendenti nel documento di Russo che hai postato con il mio pensiero (che concederai io possa avere chiaro, o no?) Lo scopo per cui lo hai postato è, in questo senso, ininfluente, non trovi?
Per questo consigliavo il primitivo...![]()
Ultima modifica di marcoc1712 : 18-06-2015 a 00:32
Ciao, Marco.
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Nel mio impianto ascolto di tutto, ma certamente le esperienze 'peggiori', al limite dell'inascoltabile, le ho fatte con registrazioni pop/rock/r'n'b anni 80, dove il 'sintetico' emerge troppo come tale, si sente che sono mixate per essere suonate su impianti con medio bassi gonfi e alti limitati: disco ed autoradio bum bum, i tecnici facevano evidentemente a gara per rendere il suono più brillante rispetto alle altre incisioni. Sicuramente queste registrazioni risultano più godibili, per i miei gusti, in auto o con l'Ipod. Stesso dicasi di 'moderne' produzioni ipercompresse.
Con classica e Jazz acustico, salvo rarissimi casi, il suono rimane sempre entro limiti più naturali, al massimo qualche incisione molto vecchia può restituire i limiti della tecnologia di ripresa e dei supporti usati, ma non so come dire, te li aspetti e sei più propenso ad accettarli, a mio avviso. In generale, su un buon impianto è meglio, ma io ascolto con piacere anche in macchina durante i frequenti viaggi e - pur mancando qualcosa - non ho l'impeto di cambiare musica.
In conclusione, tendo a pensarla come AudioDan.
Interessante, rapporto analogo all'evoluzione della musica e degli strumenti musicali, in certo qual modo.
Ciao, Marco.
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Il musicista da artista "immagina" il suono o meglio la sequenza dei suoni e senza questo immaginare il suono nel suo sviluppo sequenziale non ce ne puo' elargire il significato
Tu credi che Hendrix non avesse chiaro come il suo suono doveva emozionarci e cosi pure Beethoven. A entrambi bastava l'immaginazione e a noi ascoltare. L'immaginazione
si investe anche della fisicita' del suono, non è un pensiero astratto di associazioni di note, la mente percorre l'evento come se accadesse fisicamente in tutta la sua complessita'
anche nella fusione di piu' suoni. Per l'artista l'effetto voluto si avvererà perchè l'ha immaginato nella completezza della fisicità . L'artista sà percepire anche come ingannare chi
ascolta nel mischiare i colori dei suoni per raggiungere una precisa emozione che per primo ha vissuto nella sua mente. L'artista non lavora in astratto, vive nello stesso mondo
in cui viviamo tutti ma lui cerca di convogliare nell'arte dei suoni la ricerca dei significati che appartengono a tutti. E infatti questa scoperta di comunanza e di riconoscimento dei
significati ci emoziona, è come scoprire qualcosa che gia' esiste in noi ma che scoprimo in quel momento quasi inopinatamente come se fosse la prima volta, L'artista lo sa'
anche se non fosse perfettamente consapevole, lo sa' e basta e cosi com'è lo deve esprimere.
Cio' che ho detto riconduce alla psicologia di chi ascolta la musica riprodotta . Nell'ascolto noi vogliamo ricreare il miracolo dell'emozione musicale nella fisicita' specifica voluta
dall'artista che sà come appagare questo bisogno anche suo.....si mette a suonare o fa' suonare l'orchestra "a bacchetta"....senno' son dolori....come faceva Frank Zappa che
cacciava chiunque non eseguisse a puntino come desiderava lui.
Quindi non c'è per me nessuna distanza dall'artista.....viviamo la musica con la stessa emozione fisica e spirituale....la mia gratitudine è per la sua scoperta condivisa .
Che se ne fa' della sua musica se non per condividerla con chi l'ascolta?
In sostanza Marco questa astrattezza di cui parli del messaggio musicale ridotto a concetto matematico io non ce la vedo nel meccanismo creativo.
L'artista come chi non lo è ma è un essere umano ama mettere ordine nel caos del mondo che ci circonda....perchè sà che l'ordine esiste e sta a noi rintracciarne il significato
senza venire annientati dalla ottusità del quotidiano....l'entropia dell'esistenza che accomuna tutti.
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