Ciao, Marco.
"Any intelligent fool can make things bigger, more complex, and more violent. It takes a touch of genius -- and a lot of courage -- to move in the opposite direction."
— E. F. Schumacher (mis-attributed to A. Einstein)
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Autore della patch R2 per Squeezelite e del plugin C-3PO. note libere
Logitech media Server 7.9 > miniPc + squeezelite-R2 / SB+ > "Lu Scalmentu" NOS R2R DAC by TubeOne/ AudioResearch DAC 1-20 >
Klimo Merlino Gold TPS > DIS Interconnect > Kent Gold > Reference > Monitor Audio Studio 20 SE
All'impiego di diffrattori - assorbitori nell' immediata vicinanza del diffusore e non sulle pareti. Questa collocazione ,a mio parere, avrebbe una maggiore efficacia rispetto alla posizione a parete che per forza di cose deve limitarsi ad una frazione della superficie.
Alessandro
Intendi qualcosa di simile attorno ad ogni diffusore?
Se è così, sarebbe assolutamente da evitare il difrattore (che comunque rimanderebbe le riflessioni verso il diffusore, inquinando il campo sonoro). Di mio non metterei nulla di riflettente al 100% (anche se in modo diffuso) a meno di 1,5 mt dai diffusori o dal punto di ascolto, al calare della distanza deve aumentare la capacità assorbente, così da 'simulare' acusticamente la profondità.
Il materiale assorbente, per essere efficace a frequenza < 100 Hz deve avere spessore superiore ai 50 cm, quindi diventerebbe molto ingombrante.
Spessori minori sarebbero ininflueti alle basse frequenze (quindi dovresti comunque trattarle tradizionalmente), mentre probabilmente sarebbero efficaci sulle medio alte. Dovresti essere certo di bloccare in questo modo tutte le frequenze superiori a quella critica, in modo equilibrato, più facile a dirsi che a farsi.
Però hai almeno 3 condizioni di rischio:
a. Se il materiale è 'troppo assorbente' e assorbe il 100% senza permettere il passaggio ottieni un suono morto.
b. Se il materiale è poco assorbente e, poniamo, assorbe il 50% hai due sottocasi:
b1. il 50% delle emissioni laterali comunque attraversa lo strato assorbente ed impatta le pareti laterali con la stessa incidenza per poi rimbalzare verso il punto di ascolto.
b2. hai uno strato riflettente dietro a quello isolante (come pare essere nella foto), quindi il suono viene riflesso verso la sorgente ma abbattuto di un ulteriore 50% (per un totale del 75%), quanto rimane arriva a disturbare le successive emissioni dirette molto prima rispetto ad una 'normale' situazione, con probabili effetti di somma e mascheramento (più i suoni sono temporalmente vicini più è possibile, motivo per cui più lontano dalle pareti si sta meglio è).
Probabilmente ti troverai in una situazione intermedia tra i due estremi, oltre al fatto che non risolvi le riflessioni dal soffitto e dal pavimento, almeno altrettanto importanti né quella della parete opposta.
I 90° di schermo rivolti verso l'altro diffusore ed il retro, sicuramente influenzano la restituzione della scena, possono essere molto utili se tra i due diffusori è presente qualcosa (es. il mobiletto delle elettroniche, pessima abitudine) ma anche molto dannosi, se il progettista ha considerato la presenza reciproca del secondo diffusore, come dovrebbe essere in qualsiasi impianto stereo...
Francamente non l'ho mai provata, quindi quello che dico è da prendere con il beneficio del dubbio e possibilmente sperimentato caso per caso, ma mi aspetto che un buon trattamento MIRATO delle riflessioni primarie sulle pareti laterali e soffitto con pannelli assorbenti efficaci dai 200 Hz in su, coadiuvati dal miglior tappeto che si possa reperire tra i diffusori ed il punto di ascolto possa sortire effetti migliori.
Io uso pannelli di questo tipo nel caso di stanze in cui è necessario ricostruire la simmetria o a copertura di finestre e vetrate, ma cercando sempre di evitare la eccessiva prossimità sia con il punto d'ascolto che con i diffusori. Puoi ridurre l'assorbimento attaccando quadri o altro materiale moderatamente riflettente su parte della superficie (un mio amico ha usato le copertine degli LP, ottenendo un bellissimo effetto).
Ultima modifica di marcoc1712 : 16-06-2015 a 17:42
Ciao, Marco.
"Any intelligent fool can make things bigger, more complex, and more violent. It takes a touch of genius -- and a lot of courage -- to move in the opposite direction."
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secondo alcuni esperti del settore in teoria "dovrebbe" essere proprio così. Ma, in pratica, hai mai ascoltato una coppia di buoni omnidirezionali correttamente inseriti in un ambiente adatto?
Personalmente trovo che non ci sia nulla di meglio. Anche e soprattutto in termini di "naturalezza", "realismo", "credibilità" e godibilità del messaggio musicale percepito (almeno per come lo percepisco io... YMMV).
Che poi questo sia più o meno "fedele" (a cosa?) è questione che non mi interessa minimamente. Come dicevo in un'altra discussione, a mio avviso la riproduzione audio è sempre e comunque una illusione, un inganno. E non può essere diversamente.
L'atto stesso della ripresa audio (con uno o più microfoni) altera e distrugge inevitabilmente ed irrimediabilmente la "realtà" propria dell'evento originale. Quanto registrato da un microfono è sostanzialmente diverso dalla realtà acustica che questo ha ripreso allo stesso modo in cui quanto registrato da una videocamera è inevitabilmente, irrimediabilmente e profondamente diverso dalla scena reale che è stata ripresa dal suo obbiettivo.
In un certo senso, il termine stesso "riproduzione" è di fatto inappropriato. A meno che non lo si interpreti nel senso di "nuova produzione".
Al più (in linea di principio) si potrebbe essere "fedeli" al lavoro ed alla sensibilità (tecnica ed artistica) di chi ha realizzato il mastering finale. Che in pratica però vorrebbe dire che per avere una riproduzione perfettamente fedele (del master, non di quanto ripreso...) bisognerebbe replicare in ogni dettaglio il sistema di monitoring (ovviamente incluso l'ambiente stesso!) che è stato utilizzato durante la produzione (per ciascuna diversa produzione che ascoltiamo!). Al di la del fatto che ciò sarebbe ovviamente impossibile da farsi in pratica, se lo scopo è quello di ascoltare musica (e non quello di analizzare e valutare il lavoro fatto dai tecnici), IMHO anche questo sarebbe sostanzialmente privo di senso. Vogliamo goderci la musica o sentire i difetti del master?
Per cui, quando si parla di riproduzione musicale, parlare di "fedeltà" è semplicemente... puro nonsense. In una registrazione audio non c'è praticamente nulla a cui si debba (né si possa) essere "fedeli".
Casomai, se ci si vuole godere l'ascolto della musica, a mio modesto avviso l'unica cosa veramente importante è cercare di creare la migliore illusione possibile, cioè fare in modo che il proprio cervello sia ingannato nel migliore dei modi possibili (come non importa...) e soprattutto che questo non percepisca artefatti ed "incongruenze" che possano rendere "innaturale", disagevole, noioso, faticoso o addirittura sgradevole l'ascolto. Tutto il resto non conta.
Naturalmente tutto ciò è facile a dirsi... ma quasi impossibile a farsi, perché mancano informazioni fondamentali necessarie a capire cosa e come fare per ottenere un risultato del genere.
Il termine "alta fedeltà" (inteso banalmente come riproduzione più o meno accurata di un segnale elettrico) non è che una "buzzword" creata dal marketing. In realtà, agli effetti pratici (ascolto), non vuol dire proprio nulla.
Avete mai sentito nominare il termine "alta fedeltà" in fotografia? o per sistemi di ripresa/riproduzione video?
[DCM Time Window]
purtroppo ho avuto occasione di ascoltarle solo in un contesto molto particolare (quello che sai), quanto mai diverso da un tipico ambiente domestico. Per cui non ho idea di quanto quell'esperienza possa essere significativa in generale... ma senza dubbio mi piacquero molto.
Ultima modifica di UnixMan : 16-06-2015 a 19:05
Ciao, Paolo.
«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
Più semplicemente un pannello diffrattore-assorbitore (tipo) a resto quadratico posto lateralmente vicino ai diffusori quindi tra questi e la parete (spero di essermi spiegato) che insieme alla opportuna direttività ridotta del diffusore comporterebbe (uso il condizionale dato che le mie sperimentazioni da praticone le ho interrotte) una diminuzione delle riflessioni precoci.
Complimenti per la competenza si vede che oltre la passione c'è anche la professionalità!!
Alessandro
Ormai confondo le due discussioni, che sono convenute allo stesso punto.
Paolo, credo che ormai in merito al concetto e possibile obiettivo di fedeltà, il nostro pensiero sia intercambiabile, vedo che hai capito quanto intendevo (temevo di non essere riuscito a renderlo) e lo sottoscrivo al 100%.
Dove, probabilmente, mi distacco dal tuo pensiero è sulle conseguenze: Preso atto che non esiste nulla a cui si debba e si possa oggettivamente essere fedeli nel file da riprodurre, possiamo convenire anche che "l'unica cosa veramente importante è cercare di creare la migliore illusione possibile, cioè fare in modo che il proprio cervello sia ingannato nel migliore dei modi possibili", ma da qui, probabilmente, le nostre opinioni divergono:
Per te "il come non importa", il che spalanca le porte alla più sfrenata soggettività di giudizio, ove il metro è che " soprattutto che questo (il proprio cervello) non percepisca artefatti ed "incongruenze" che possano rendere "innaturale", disagevole, noioso, faticoso o addirittura sgradevole l'ascolto. Tutto il resto non conta", cioè "l'importante è che mi piaccia".
E' un punto di vista (ma per quanto ho capito di te, credo che tu qui abbia un po estremizzato e non mi stupirei se risultassimo d'accordo anche sulle mie prossime affermazioni), che esclude però il fatto che, nella realtà, qualcosa possa essere incongruente, innaturale, disagevole, faticoso ed anche sgradevole all'ascolto e quindi la necessità di renderlo correttamente, il che porta alla ricerca dell'eufonia.
Io credo che anche il brutto abbia dignità di esistere (altrimenti non starei scrivendo...), se non altro perché aiuta a far emergere il bello. SI tratta quindi non di perseguire il soggettivamente bello ma il 'verosimile', che è diverso dal 'vero' dato che non abbiamo un paragone oggettivo e quindi anche ammesso di riuscire a ricrearlo non potremmo riconoscerlo come tale.
Per riconoscere il 'verosimile' occorre applicare un giudizio basato almeno sulla capacità di confronto della propria percezione con altre in situazioni analoghe (musica dal vivo, altri impianti,...) quindi sull'esperienza individuale, ma sarebbe esponenzialmente più efficace se riuscissimo a trattare questo argomento come tutte le altre materie oggetto di speculazione umana, mediante i tradizionali strumenti e metodi di indagine e condivisione culturale.
Mi spiego: una esecuzione filologica con strumenti originali difficilmente 'suonerà bene' (anche dal vivo), ma è giusto che sia così: DEVE suonare a quel modo, tentare di renderla 'più piacevole' snatura l'intento.
Se non si conosce nulla dell'autore, del suo periodo degli interpreti e del loro intento, non si è in grado di giudicare la riuscita dell'opera, anche se è legittimo esprimere un franco 'non mi piace'.
Solo la presenza di una cultura condivisa ha consentito la ricerca per arrivare alla 'riproduzione' di quell'opera in modo verosimile, anche se non disponiamo - ovviamente - della pietra di paragone e nessuno ha potuto 'sperimentarla', ma per chi condivide quella cultura, è possibile costruirsi un sistema di riferimenti che ne consente la valutazione, o almeno di inquadrarne la ragion d'essere al di là del proprio giudizio, che può ancora rimanere il franco 'non mi piace' di cui sopra.
Questa è la forza della cultura che trascende (senza sostituire) l'esperienza diretta. A chi fosse interessato, consiglio la lettura di alcune interviste a Ton Koopman in merito, interessante notare come lui definisca 'insufficiente' la partitura e si sia basato sull'interpretazione di altre fonti (non musicali) dell'epoca per 'ricostruire' il suono che voleva ottenere, il che presuppone che due musicisti a secoli di distanza condividano un linguaggio per descrivere il suono (si, lui parla di suono, non di musica) preciso e rigoroso al punto da consentirne la riproduzione. Stupefacente vero?
Ciao, Marco.
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Quindi, in pratica, tratteresti così la riflessione laterale primaria, non nel punto di impatto e rifrazione sulla parete ma intercettandola in prossimità del diffusore, giusto?
Francamente non riesco a vedere il vantaggio rispetto a posizionare lo stesso pannello a parete nel punto di riflessione, anzi! Però forse sbaglio o mi sfugge qualcosa.
Se il punto da trattare è ben distante dal diffusore e dal punto di ascolto (stanze grandi) può avere un senso applicare diffusione invece/insieme ad assorbimento (misura prima però), in caso contrario è sempre preferibile l'assorbimento e comunque occorre necessariamente considerare le riflessioni dovute al pavimento ed al soffitto.
Come ho già scritto, in stanze 'normali' dove il punto di ascolto sia scostato di molto dalla parte di fondo, a mio avviso questa è la migliore candidata per posizionare sistemi di diffrazione acustica, sempre da valutare (mediante misure) l'opportunità di inserire sistemi combinati di assorbimento e diffusione, a beneficio delle basse frequenze.
Oltre questo livello di indicazioni generiche, bisogna NECESSARIAMENTE passare a misurare, cosa che comunque consiglio di fare sempre prima e dopo ogni intervento, non fosse altro per capire le grandezze in gioco ed i risultati ottenibili.
Ciao, Marco.
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Al di là della sensibilità, cultura, esperienza, difficoltà di comunicazione da tastiera vi sono sicuramente delle convergenze di opinioni sorprendenti.
La definizione di HiFi personalmente mi è sempre stata "stretta" ; basta ascoltare la banda di paese e poi il proprio impianto per capire quanto lontani siamo dal riprodurre realisticamente un evento dentro le nostre 4 mura, la ricerca millimetrica del primo violino che devi trovarlo in quella posizione e il pianoforte in talaltra (dove alcune volte trovi una parte di tastiera in un canale e parte nell'altro...) oppure la ricerca spasmodica dell'equilibrio timbrico le tralascio volentieri, da questo punto di vista sono più un musicofilo godereccio. Nondimeno prendendo atto di quello che la tecnica attuale ci offre mi piace sperimentare e penso che sul lato sorgente amplificazione si sia raggiunto un certo grado di maturità mentre nel settore diffusore -ambiente ci sia ancora molto da indagare.
Non ho ascoltato diffusori omnidirezionali se non un vecchissimo modello della Decibel ,però ho esperienza diretta con i dipoli che hanno una emissione molto simile agli omni.
In effetti anche i dipoli hanno una proposizione a volte ammaliante (dipende dalla registrazione) ma altre volte si fatica ad immaginare qualcuno che stà suonando tanto eterea è la riproduzione.
Ovviamente non c'è una verità assoluta ed ognuno, giustamente, persegue ciò che più aggrada e che porta soddisfazione senza per questo sentirsi sminuito o offeso. Qualche volta si sente dire: ma questa è My Fi!! Io lo "stereo" perfetto ancora non l'ho ascoltato!!
Alessandro
"ebbene sì, maledetto Carter..."
Non per caso insistevo con il paragone con fotografia e video. Dove a nessuno è mai venuto in mente di parlare di "alta fedeltà", ma non di meno si parla di "qualità dell'immagine", di risoluzione, di definizione, di contrasto, di aberrazioni cromatiche, distorsioni, rumore, ecc, ecc.
Il problema è che, mentre nel caso delle immagini è facile ed immediato trovare un terreno comune, indicare / evidenziare e condividere con altri i difetti che si notano, nel caso dell'audio questo è molto più difficile. Purtroppo non possiamo dire "senti qui, questa cosa non va bene" ed indicarla banalmente con un dito...
Ciao, Paolo.
«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
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