Bene, dopo un certo periodo di ascolti più o meno attenti alternati da ascolti puramente di piacere, mi accingo a dare qualche impressione sulla macchina
con i PCM1704. Complice Time In Jazz, una piccola (grande) sorpesa mi ha allietato, tra l'altro, in questa rassegna jazz di livello internazionale: il concerto
di Michel Godard. Non credo che Fresu abbia un certo fiuto per la buona musica... di più! Uno dei miei dischi preferiti di questi ultimi anni è proprio Monteverdi di
Godard.
Un artista eclettico, che spazia dal barocco al jazz, in grado di creare atmosfere suggestive, evocare luoghi ed emozioni. Il suo strumento sarebbe il bassotuba ma nel tempo
il musicista francese si è specializzato con il serpentone, una specie di lungo corno ripiegato a forma di serpente appunto. Il suono di questo strumento è molto particolare,
il timbro è profondo, soffiato, ricco di nuances, nelle mani di Godard assumte una grande espressività.
Combinazione il concerto si svolgeva in una chiesa, il duomo di Ozieri. Come il disco, registrato anche questo in una chiesa (Abbaye de Noirlac) in Francia.
Per fortuna il giorno c'erano dei fonici " rispettosi" che non hanno amplificato quasi per nulla gli strumenti (tranne il basso elettrico), lasciando esprimere
i suoni ed i riverberi naturali della chiesa.
Il sistema d'ascolto attuale, tra le varie combinazioni possibili, stavolta era composto da diffusori Harbeth, amplificazione Spectral e il mio solito pc con su il vecchio ma imperturbabile xp-pro ottimizzato, foobar, sox (2x) e il nuovo dac col 1704 di diyinhk.
Vengo subito al dunque, nessuna battaglia all'ultimo DAC, dove viene fuori il vincitore con in mano le teste mozzate dei DAC sconfitti.
Nienete di tutto questo, ma un solo ed unico: ci siamo!
Quello che avevo ascoltato sino al giorno prima a casa era estremamente verosimile. Il suono del sepentone fissato ormai nella mente
dai numerossisimi ascolti non era per nulla lontano da quello che si spandava nell'aria in quel momento, con Gogard che suonava a pochi metri da me.
Anche il profondissimo canto e il potente sax di Gavino Murgia, erano quelli, assolutamente loro, nelle minime nuances.
Ritrovavo tutto due giorni dopo, al rientro a casa, facendo la controprova, mandando in play quegli stessi spendidi pezzi: grande emozione.
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