allora, per prima cosa chiariamo un punto fondamentale: di "ingrssi" (interfacce) USB ne esistono di diversi tipi, estremamente diversi tra loro.
Le prime interfacce USB, solitamente basate su USB 1.1 (USB Audio Device Class v.1.0, AKA UAC1) e che sono state praticamente le uniche reperibili sul mercato fino a non molto tempo fa sono quelle "sincrone" o, più precisamente, "isocrone".
Queste indubbiamente erano una vera schifezza perché legavano il clock dello stream audio a quello del bus USB, prodotto (sempre) "dal lato sbagliato", cioè quello del "host" (computer). Per giunta tale clock è tipicamente (e quasi inevitabilmente) di pessima qualità relativamente alle esigenze di un sistema audio digitale (phase noise / jitter elevato). Come se non bastasse, poiché tale clock ha una frequenza che non è in rapporto intero con le frequenze di campionamento normalmente utilizzate per l'audio (né con la serie 44.1KHz e suoi multipli né con quella 48KHz e multipli), l'uso di interfacce USB isocrone costringe all'utilizzo di tecniche di reclocking (in effetti, resampling) asincrono dello stream audio, con tutto ciò che questo comporta (insomma, un disastro completo su tutta la linea...).
Per fortuna, sebbene il mondo sia ancora pieno di vecchie interfacce "isocrone" (che disgraziatamente continuano ancora ad essere utilizzate, perfino per alcuni prodotti di produzione corrente), nel frattempo qualcuno "si è accorto" del problema e sono state trovate soluzioni alternative che non sono affette da nessuno di tali gravi problemi.
Parliamo delle interfacce USB asincrone, sia di tipo UAC1 (cioè basate ancora su USB 1.1, molto rare) che, molto più comunemente, UAC2 (basate cioè sugli standard USB 2.0).
Queste interfacce risolvono completamente il problema alla radice, facendo sì che il clock dello stream audio sia completamente indipendente, slegato da quello del bus USB e dettato invece da un clock locale posto la dove dovrebbe essere, cioè (in fase di riproduzione) vicino al DAC.
Così facendo, le interfacce USB asincrone risolvono anche quello che è uno dei maggiori problemi (difetto strutturale) delle interfacce sincrone di tipo AES3 (AES/EBU e derivate) quando queste siano utilizzate in fase di riproduzione, che è per l'appunto quello di mettere il clock "dalla parte sbagliata", cioè dal lato della "sorgente" digitale anziché dalla parte giusta, in fondo alla catena, vicino al DAC.
Sarei piuttosto sorpreso che Lincetto abbia detto davvero una simile stupidaggine parlando in generale, a meno che non lo abbia fatto anni fa, quando ancora non esistevano alternative veramente valide quali le interfacce USB asincrone. Se così non fosse, presumo (e spero...) che tu abbia frainteso ciò che stava dicendo; possibile che si stesse riferendo solo ad un qualche caso particolare (ad es., rispetto ad una vecchia interfaccia isocrona è possibile che AES/EBU o anche banalmente S/PDIF vadano meglio) e/o stava parlando di "produzione" (che è il suo campo...), cioè di conversione A/D e non di riproduzione (cioè di conversione D/A).
Infatti, contrariamente a quanto un profano potrebbe pensare, in pratica le due cose hanno esigenze che per certi versi possono essere viste come diametralmente opposte: in fase di "produzione" (registrazione) il clock deve essere "in cima" alla catena, dal lato della "sorgente", cioè vicino al ADC, mentre, al contrario, in fase di riproduzione il clock deve stare "in fondo", vicino al DAC.
Per questo motivo un trasporto AES/EBU (o ADAT, ma anche S/PDIF o TosLink) può andare benissimo (e non presentare alcun problema) se/quando è utilizzato in fase di produzione, tra ADC e registratore digitale, mentre al contrario è inadeguato e "tutto sbagliato" per l'uso in fase di riproduzione (ovviamente se si parla di cercare la max qualità... da un punto di vista meramente "funzionale" fanno tutti il loro lavoro).
Nonostante tale (apparente) dicotomia, in realtà si tratta esattamente del medesimo problema: la qualità del clock utilizzato dai processi di conversione A/D o D/A. Che è fondamentale nel determinare la qualità del risultato finale.
Per ottenere la max possibile qualità di conversione è necessario (tra le altre cose) che tale clock sia sempre generato localmente, quanto più possibile vicino al chip (o quel che sia) che effettua materialmente la conversione A/D o D/A. Questo perché qualsiasi cosa sia presente sul percorso del clock, anche un banale collegamento, comporta sempre ed inevitabilmente un sensibile ed irreversibile peggioramento della qualità del clock stesso (aumenta il "jitter").
(per chi ancora non lo sapesse, ricordo per l'ennesima volta che il clock è in tutto e per tutto un segnale rigorosamente analogico, con tutto ciò che ne consegue).