Riprendo questa interessante discussione perchè, come al solito direi, la radicalizzazione del pensiero favorisce contrapposizioni piuttosto che sintesi tra posizioni differenti, nonchè fraintendimenti vari.
Intanto approfitto per chiarire qualcosa sull'uso dell'aggettivo "paradigmatico" riferito ad un ormai datato intervento di marco in un thread che ora non riesco più a reperire, nel qualeegli illustrava alcune caratteristiche del suono del suo setup. All'epoca lasciai cadere la cosa, cercando di non fomentare discussioni a due, ma poichè ogni tanto la questione del paradigma rientra in gioco è necessario che io precisi, una volta per tutte, che ciò che ritenevo e ritengo ancora paradigmatico è che qualunque parere espresso, i miei compresi, che si riferiscano a sistemi composti in modo personalizzato, ovvero che non abbiano più punti di contatto con altri sistemi, valga per quel sistema e basta. Se io ascolto con mono PC, con un DAC, quello che volete, , con un'interfaccia USB\SPDIF e ascolto a 16/44,1 con foobar o con daphile o con quello che vi pare come posso dialogare in qualche modo con un altro che usa HQ+ NAA e ascolta in DSD via DAC USB?
Ecco allora che ritorna la vexata quaestio del sistema comune, idea ormai abbandonata da me perchè si è rivelata una pura utopia.
Quindi il paradigma non è il tuo setup, caro marco, ne' le tue impressioni d'ascolto, ma solo la difficoltà di scambiarsi pareri non avendo punti in comune.
Ma ora veniamo al problema della trasmissione ethernet. Alla fine la conclusione è che il mio è un sistema "con problemi" o ancora meglio "guasto" perchè la scienza esatta vuole che così sia, e che magari esistono distorsioni piacevoli.
Mi permetto di dissentire con forza da questi giudizi, ingenerosi perchè viziati dalla mancanza d'ascolto e anche da una discreta mancanza di fiducia nelle capacità e dell'obiettività di chi li ha espressi, che rappresentano il mainstream manicheo del giusto/sbagliato del tecnico, non dello scienziato.
Intanto mai ho percepito, in tutta la mia lunga esistenza, una distorsione giusta o gradevole. Che le distorsioni di ordine dispari siano sgradevoli all'orecchio è opinione comune ma che le distorsioni di seconda o di quarta siano piacevoli è una favola per i bambini sordastri. Ma quando mai si può solo pensare che una distorsione del suono possa reggere a lungo al vaglio di un orecchio allenato ( e di musicista, scarso, nel mio caso)? La distorsione è uno scostamento da un suono reale, comunque la si voglia rigirare e non potrà mai essere piacevole ad un orecchio educato.
E poi: ma come è possibile pensare che si possano indurre miglioramenti sensibili, non vaghi, all'ascolto in un setup che è mal funzionante?
E ancora: vale più una differenza non percepita di una percepita? Io non credo anzi sono sicuro che laddove esista una differenza percepita ci si debba concentrare per trovare conferme che eliminino la quota-parte di possibile "induzione alla percezione della differenza" operata dalla nostra mente, che peraltro non regge mai all'ascolto prolungato e allo step-down. Insomma, rinnovo l'invito a sperimentare, specie in sperimentazioni poco onerose economicamente, oltre che sperimentare sempre comparando due soluzioni. Se poi anche in sistemi profondamente diversi si risconrano gli stessi fenomeni ecco che abbiamo isolato un possibile effetto "universale".