eh!? Are you kidding me?
Il mascheramento ed altri fenomeni percettivi casomai possono essere tirati in ballo per spiegare la "sensibilità" (percepibilità) di effetti che certamente si ripercuotono sul segnale di uscita (audio) ma che da un punto di vista quantitativo hanno "ampiezze" talmente modeste da apparire del tutto trascurabili (e quindi insignificanti), mentre le prove di ascolto ci dicono che così non è.
Quello che stavo dicendo, molto più banalmente, è che i disadattamenti di impedenza sul bus USB e le relative conseguenze hanno effetti sul jitter (in ingresso all'interfaccia) e sui campi EM "dispersi" dal cavo, che aumentano entrambi (in casi estremi potrebbero perfino arrivare a produrre errori di trasmissione e quindi malfunzionamenti, ma non è di questo che stiamo parlando).
In linea di principio con un sistema asincrono (e per giunta "isolato") la cosa non dovrebbe avere alcuna conseguenza sul flusso (sincrono, comandato dal clock locale) che arriva al DAC. Ma in pratica sembra che non sia così: a quanto pare è possibile rilevare differenze misurabili sul segnale audio in uscita al sistema semplicemente sostituendo un cavo USB con un altro (ed almeno in qualche caso perfino semplicemente spostando e/o piegando detto cavo, ecc).
Tali differenze misurate appaiono simili a quelle prodotte dalla maggiore o minore presenza di jitter in ingresso al DAC, cosa che sembra indicare che proprio quello sia il meccanismo attraverso il quale (in qualche modo tutt'altro che ovvio ed evidente) gli "effetti" sul segnale USB si ripercuotono (indirettamente) fino all'uscita del sistema.
Per questo dicevo che, se per il link USB si usa un cavo "casual" (che non rispetta le specifiche dello standard, ed in particolare l'impedenza caratteristica), è pressoché garantito che all'ascolto si percepiranno differenze più o meno evidenti rispetto ad un cavo "standard". Che poi tali differenze possano essere (veramente) "migliorative" mi pare quanto meno improbabile...
Questo ovviamente non vuol dire che non possano esistere cavi effettivamente migliori di altri, che apportano miglioramenti effettivi sia percepibili che misurabili.
D'altro canto, a meno che non si tratti di un fenomeno puramente psicoacustico (che esiste solo nella mente dell'ascoltatore sulla base di fenomeni che nulla hanno a che fare con il suono e che pertanto è completamente indipendente dalla reale qualità del sistema di riproduzione), se un dato fenomeno è percepibile (in qualche modo, possibilmente non banale) deve essere possibile risalire alla sua causa fisica (cioè deve essere "misurabile", almeno in senso lato).
In altre parole, checché ne dica qualcuno, se un fenomeno percepibile è "reale" (nel senso che è materialmente causato dal sistema audio) si tratta necessariamente di un fenomeno fisico (tautologia). Che per definizione è misurabile (anche se non è detto che sappiamo come fare per evidenziarlo).
Questo vale anche per i fenomeni di "mascheramento": è vero (e ovvio) che di per sé stessi questi "non esistono nel mondo fisico" (al di fuori dalla percezione dell'ascoltatore) e che quindi non possono certo essere rivelati o misurati direttamente... ma ciò che causa gli effetti di mascheramento non sono altro che determinate caratteristiche -fisiche- delle onde acustiche che giungono ai nostri sensi. Che evidentemente esistono nel mondo fisico a prescindere dall'ascoltatore e sono misurabili eccome. Altro che "la fisica non c'entra nulla"!
Naturalmente tutto ciò non vuol dire che sia possibile correlare le caratteristiche di un qualsivoglia fenomeno fisico con quanto percepito soggettivamente (cioè ad es. dire "se misura così suona meglio") o viceversa, che è tutt'altro discorso.