Percepire i suoni, ascoltare la musica. Il grande equivoco dell'alta fedeltà

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  1. #31
    pebibyte L'avatar di marcoc1712
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    Originariamente inviato da UnixMan
    Il problema è che, mentre nel caso delle immagini è facile ed immediato trovare un terreno comune, indicare / evidenziare e condividere con altri i difetti che si notano, nel caso dell'audio questo è molto più difficile. Purtroppo non possiamo dire "senti qui, questa cosa non va bene" ed indicarla banalmente con un dito...
    Naah! è il tuo sistema a non essere sufficientemente analitico, oppure sei sordo

    Scherzi a parte, posto che non credo ci siano malati che interrompono la visione di un film o ripetono la stessa scena più volte per verificare la resa del nuovo cavo sulla riproduzione della transizione dal bruno al platino nella barba di Noè, parlare di audio è oggettivamente più difficile e ci costringe ad usare metafore. Comunque - è una mia fissa - credo si tratti essenzialmente di un problema culturale, dovremmo come prima cosa cercare di condividere un linguaggio ed una scala, in modo da poter inquadrare nella corretta relazione fenomeni diversi.

    Mi spiego: Esistono diversi 'dizionari audiofili' in rete, alcuni fatti anche bene, che spiegano il significato di molti dei termini che usiamo, quali dinamica, microcontrasto, transiente, profondità, ecc. Credo non sia difficile per un appassionato impararne e riconoscerne il corretto uso, ma non è sempre così.

    Problema ancora più grave si pone quando cerchiamo di "quantificare" il fenomeno percepito: si dovrebbe definire una scala seppur solo indicativa come quella dal pianissimo al fortissimo per i musicisti. Non è importante sapere a quanti db corrisponde un pianissimo, ma solo che è più piano del piano che è meno del forte e del fortissimo.

    Noi potremmo parlare, ad esempio, di avvertibile, lieve, significativo e forte effetto allo stesso modo, così che leggendo che "sostituendo il componente x con y hai avvertito un lieve aumento del microdettaglio", ad esempio, io possa immaginare ed inquadrare la effettiva natura ed anche l'approssimativo grado del fenomeno di cui stai parlando, anche senza sperimentarlo direttamente: mi basterà verificare quali dei fenomeni che io stesso ho verificato abbiano un effetto sul parametro in questione (il microdettaglio), normalmente quantificati come "lievi" per farmi un'idea di cosa posso aspettarmi, ovviamente dando per scontato che tu abbia usato i termini microdettaglio e lieve riferendoti allo stesso 'linguaggio'.

    L'obiezione SICURA è che si rischia di perdere in precisione limitando il linguaggio, ma se da una parte è certamente così, dall'altra ci si guadagna in chiarezza: derivi maggiore informazione da "appena avvertibile aumento del microdettaglio" o da "è come se la pressione dei polpastrelli sui tasti risultasse aumentata di 2 hPa"?

    Certo sarebbe un'abitudine odiosa agli addetti marketing!
    Ciao, Marco.

    "Any intelligent fool can make things bigger, more complex, and more violent. It takes a touch of genius -- and a lot of courage -- to move in the opposite direction."
    — E. F. Schumacher (mis-attributed to A. Einstein)
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  2. #32
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    Originariamente inviato da marcoc1712
    Quindi, in pratica, tratteresti così la riflessione laterale primaria, non nel punto di impatto e rifrazione sulla parete ma intercettandola in prossimità del diffusore, giusto?

    Francamente non riesco a vedere il vantaggio rispetto a posizionare lo stesso pannello a parete nel punto di riflessione, anzi! Però forse sbaglio o mi sfugge qualcosa.

    .
    Il vantaggio è quello di intercettare l'onda all'inizio della espansione ottenendo un efficacia migliore, inoltre vengono intercettate le riflessioni provenienti dalla parete anteriore. Svantaggio enorme quello di aver in mezzo alla stanza oggetti esteticamente inaccettabili e ingombranti. Dal momento che hai capacità professionale e strumentazione posso timidamente dirti di provare?
    Per rendere fruibile e di utilità a tutti,questi bellissimi scambi di opinioni ( e di cultura) mi piacerebbe stilare dei "desiderata" per approntare, per vari gradi, un ambiente adatto all'ascolto.
    Alessandro

  3. #33
    tebibyte L'avatar di bigtube
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    per chiunque abbia voglia di capire meglio la fenomenologia della riproduzione di suoni musicali
    con un fondamento scientifico nuovo e illuminante si vada a leggere quanto ha da dire l'Ing.Lorenzo Russo
    sull'argomento .
    La sua concezione è olistica e fondata su criteri che nessuno puo' sottovalutare o disattendere
    a meno che non abbia un' intenzione diversa dall'approccio di conoscenza .
    Si legga il documento a questo link uscito dalla sua penna .
    E' un file leggero da scaricare e leggere con calma

    POSTEA REPRIMENDA

    Chi è interessato trova il link corretto al post http://www.nexthardware.com/forum/cm...tml#post937063
    Ultima modifica di bigtube : 17-06-2015 a 18:15
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  4. #34
    gibibyte L'avatar di andreaea
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    grazie tubone
    ho scaricato il file, ma non ha estensione, e non so con che programma apririlo

  5. #35
    tebibyte L'avatar di bigtube
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    Originariamente inviato da andreaea
    grazie tubone
    ho scaricato il file, ma non ha estensione, e non so con che programma apririlo
    bhe è in file di testo.....prova con notepad
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  6. #36
    gibibyte L'avatar di andreaea
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    ok, fatto grazie

    per chi lo volesse aprire va aggiunta l'estensione .rtf

  7. #37
    tebibyte L'avatar di bigtube
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    Ho modificato il link al documento .....penso che adesso si possa accedere direttamente alla lettura
    Ultima modifica di bigtube : 17-06-2015 a 13:36
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  8. #38
    pebibyte L'avatar di marcoc1712
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    Originariamente inviato da aletas
    Il vantaggio è quello di intercettare l'onda all'inizio della espansione ottenendo un efficacia migliore, inoltre vengono intercettate le riflessioni provenienti dalla parete anteriore. Svantaggio enorme quello di aver in mezzo alla stanza oggetti esteticamente inaccettabili e ingombranti. Dal momento che hai capacità professionale e strumentazione posso timidamente dirti di provare?
    Per rendere fruibile e di utilità a tutti,questi bellissimi scambi di opinioni ( e di cultura) mi piacerebbe stilare dei "desiderata" per approntare, per vari gradi, un ambiente adatto all'ascolto.
    E' vero che più il pannello è vicino ai diffusori, più copertura radiale offre, quindi in un certo senso è più efficiente. Se parliamo di assorbente 'puro' (inesistente) è così, ma se l'obiettivo sono le prime riflessioni a frequenze medio alte, l'importante è trattare il solo punto che riflette verso il PDA, da individuare con specchio e candela, quindi lo stesso pannello di dimensioni ridotte (60*120), è egualmente efficace anche sul muro.

    Una superficie riflettente (ancorché radiante) restituisce invece l'energia, inviandola in diverse direzioni e, soprattutto, con ritardi diversi, quindi certamente è meglio di uno specchio, ma per lo stesso motivo che la rende maggiormente efficace, più è vicina più l'energia riflessa andrà ad interferire con l'emissione primaria del diffusore. Stesso motivo per cui non metterei un diffusore sulla parete posteriore al punto di ascolto se questo non è ben distante.

    Certamente si può provare, anzi con assorbitori l'ho già fatto in situazioni in cui un mobile o una colonna 'rompevano le scatole' e ti posso confermare che è meglio un pannello che, appunto, la superficie riflettente del mobile o della colonna, non ne ho la controprova specifica (non potevo tagliare la colonna), ma sono sicuro che nulla sarebbe stato ancor meglio del pannello. Diffusori... avrai capito cosa ne penso nei piccoli ambienti: meglio della parete liscia, ma non li metterei a scapito di superficie assorbente, ove necessaria.

    Parlando di riflessioni dalla parete anteriore (dietro le casse?) mi spiazzi, non li metti paralleli al muro o eventualmente leggermente orientati verso il PDA, analogamente alle casse? Se realizzi un piccolo schizzo forse capisco meglio, scusa.

    In merito ai desiderata/guida, ne esistono realmente tante in rete che aggiungerne una aumenterebbe solo il 'rumore' e non l'informazione, oltre al fatto che alcune sono scritte da Maestri ed altre da buoni divulgatori mentre io non sono ne l'uno ne l'altro, quindi personalmente mi astengo e preferisco segnalare quelle che ritengo migliori.

    Sempre pronto ad approfondire questo o quell'argomento per quanto posso e secondo il mio limitato sapere e punto di vista, comunque.
    Ciao, Marco.

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  9. #39
    pebibyte L'avatar di marcoc1712
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    Si legga il documento a questo link uscito dalla sua penna .
    E' un file leggero da scaricare e leggere con calma

    Non è argomento da pochi minuti o da una sola lettura, ma una prima riflessione la faccio: Giuro che conoscevo MOSS per le molle ad aria e per alcune idee 'eretiche' del progettista, ma sono realmente stupito di leggere cose come:

    "Parole e metafore dell'hi-fi sono logore, sono equivoche sono fuorvianti.
    La fondazione di alcunchè che prevede scambio di esperienze al fine di condivisione della medesima passione ed al fine della comprensione e statuizione dei valori in campo, passa per la creazione del LINGUAGGIO."

    o

    "E' chiaro che tali concetti hanno bisogno di uno scambio di esperienze poichè facilmente ciascuno intende cose diverse a partire dalla medesima parola; questo è uno degli sforzi da compiere per potere scambiare sensazioni di ascolto prodotte da mezzi e condizioni le più diverse tra loro altrimenti si resta nella torre di babele attuale alla costruzione della quale hanno contribuito tutti ma con responsabilità assai diverse."

    ed anche:

    "E dunque: elaborazione di concetti e linguaggio per esprimerli per POTER arrivare al risultato che PRIMA deve essere definito e dopo PERSEGUITO!"

    Potrei averle scritte io. Credevo di esser l'unico a farneticare in questo senso, mi sento leggermente meno malato.

    Grazie Giovanni!

    p.s.

    Forse ha voluto rendere in metafora l'effetto della riproduzione, ma non credi che il documento potrebbe risultare di più facile lettura eliminando la ripetizione di interi capitoli? E andiamo!
    Ultima modifica di marcoc1712 : 17-06-2015 a 16:04
    Ciao, Marco.

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  10. #40
    tebibyte
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    Vorrei riportare l'attenzione sull'argomento iniziale del thread ovvero se l'ascolto dei suoni eufonici distolga o meno dall'ascolto consapevole della musica.
    Purtroppo il mio atteggiamento ondivago sull'argomento fa si che il mio orientamento saltelli ora da una parte ora dall'altra. La considerazione che vorrei fare, però, è che il piacere del bel suono rappresenta la parte carnale, quello della musica la parte spirituale prima e intellettuale poi. In pratica il bel suono è maggiormente apprezzabile con segnali musicali non complessi mentre via via che il contenuto musicale si stratifica e si approfondisce, orchestra per prima fino al quartetto d'archi, culmine e summa del sapere musicale del mondo occidentale, il suono eufonico perde d'importanza a favore della comprensione del testo musicale. Insomma un quartetto o un trio ben registrato è gradevole ma non fondamentale, una registrazione scadente di musica pop è semplicemente inascoltabile.
    Mi piacerebbe conoscere se queste sensazioni le condivido con qualcuno oppure no.
    La cosa stupefacente del mondo dell'hifi è che ben pochi si pongono il problema del perchè una riproduzione musicale è soggetta ad un così grande numero di problematiche (registrazione, microfoni, digitale, convertitori, ambiente, tipologia dei diffusori, solo per citare le prime che mi vengono in testa ma potrei continuare l'elencazione per un giorno intero) mentre per altri hobby le variabili si riducano ad un numero sensibilmente più esiguo e, se vogliamo, prevedibile.
    Ebbene, ciò che contraddistingue l'ascolto dei suoni organizzati, come potremmo definire un segnale musicale, lo si può definire con due termini:

    aleatorietà nel divenire

    la percezione sequenziale dei suoni organizzati è, infatti, aleatoria, in quanto ciascun suono dura pochi attimi, ma è anche sequenziale, perchè ciascun suono è in stretta correlazione con quello che lo ha preceduto e con quello che seguirà. Ecco che compare il concetto di memoria acustica, concetto sul quale vorrei tornare più tardi.
    Ora, se ci pensiamo un attimo, cosa contraddistingue l'ascolto della musica dal vivo, il totem audiofilo per eccellenza? Ma la multisensorialità, ovviamente!
    Quando assistiamo ad un concerto, di qualunque genere e tipologia, la nostra non è solo un'esperienza acustica ma multisensoriale, guardiamo, odoriamo, percepiamo fisicamente la realtà che ci circonda. Tutto questo porta ad integrare il linguaggio musicale con l'aspetto visivo e del benessere( o malessere) del momento. Ma allora come potrà mai un ascolto casalingo ottimale, sterilizzato di fatto dallo scarso o nullo apporto degli altri organi di senso, diventare un'esperienza simile? Ovviamente non può ma il nostro cervello, grazie anche all'azione di quegli strumenti limitati ma molto performanti che sono i microfoni in mano ad un bravo tonemaister, ci ricrea, facendoci percepire una iperrealista scena acustica, che supplisce in parte alla vista mancante, rendendoci la ri-produzione di un evento registrato ragionevolmente attendibile. E qui rientra in gioco la nostra memoria acustica, ovvero la capacità di ricordare i suoni e le loro sequenze. Ma stiamo parlando di una memoria o di più memorie acustiche? Io propenderei per la molteplicità delle memorie, perchè è cognizione di ciascuno di noi che abbiamo grande capacità, chi più chi meno, di fischiettare quattro battute di un motivetto ascoltato in radio fino a riscrivere per intero il Miserere di Allegri ascoltato una sola volta (l'ineffabile Wolfgang Amadeus......). Ma siamo proprio sicuri che la memoria per i suoni, per tutti quei parametri di difficile definizione verbale che sono diventati la babele dell'alta fedeltà, sia altrettanto sviluppata? Io credo di no, sono certo che è più facile ricordare il tema principale di una sinfonia classca e di riconoscerlo nelle tante variazioni cui viene sottoposto negli sviluppi piuttosto che il suono dei fagotti di quella esecuzione (o registrazione). Insomma la memoria per i suoni dura assai meno, abbiamo in testa la categoria "fagotto" il cui suono possiamo riconoscere confrontandolo col nostro "catalogo mentale dei suoni archiviati", ma dubito che uno possa riconoscere i fagotti dei Wiener da quelli dei Berliner così facilmente. Ecco che la ricerca del suono eufonico passa solo, almeno è così nel mio caso, attraverso il confronto diretto tra due differenti proposizioni, che avvenga però in un brevissimo lasso di tempo, perchè la memoria dei suoni è tanto aleatoria quanto è persistente quella della musica. In questo modo mi spiego perchè il giudizio a secco di un impianto, a casa di un amico o in mostre, passi per me attraverso la proposizione di brani musicali vari e non conosciuti, perchè solo così riesco a rendermi conto se saltano fuori suoni sgradevoli o tali da non rendermi piacevole la fruizione della musica. Trovo, invece, assai fuorviante andare in giro con i CD in tasca, quelli che ciascuno considera dirimenti e "ben conosciuti", perchè il giudizio di un paragone con la propria "categoria mentale dei suoni archiviati" sarà quanto di più impreciso si possa immaginare. Insomma, la realtà del nostro hobby è veramente complessa e di difficile comprensione soprattutto a causa di una fortissima integrazione corticale, ovvero della corteccia cerebrale umana, macchina straordinaria, plastica e inducibile, che rende ogni tentativo di catalogazione veramente arduo. My-fi? Assolutamente si ma attenzione: esistono basi comuni sulle quali partire per poi arrivare al my-risultato, ma qui inciampiamo sul problema lessicale e sul rendere a parole, in modo ragionevolmente obiettivo, lo scambio dinformazioni......un discreto casino, direi...........

    PS: sto stampando il documento di Russo che merita una lettura offline......
    Ultima modifica di audiodan : 17-06-2015 a 16:31

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