Originariamente inviato da UnixMan
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non capisco quale sia il problema se anziché usare l'utente "falcon:falcon" usi "squeezelite:squeezelite".
Che qui è squeezelite:squeezelite, su debian ea è root:root (che aggiro) sul sistema xyz domani sarà R2:R2,... ma qualcun potrebbe anche decidere che nel suo gentoo è pippo pippo o anche utenti diversi per ogni operazione. Non ne ho (giustamente) il controllo.

In questo modo, mi astraggo dal singolo sistema e modello una volta per tutte quello che deve fare falcon, caso per caso definisco - o meglio, qualcuno che potrei benissimo non esere io definisce - le azioni che concretamente devono essere svolte sul singolo sistema al fine di ottenere il risultato richiesto, può essere una costante, il risultato di un singolo comando, di uno script o anche di un'intera sequenza di programmi, non importa.

Falcon è costruito così, la logica applicativa è generica, la singola task può e deve essere descritta in termini di comandi per lo specifico sistema.

Es. Se, come in questo caso, chi ha installato prevede che il file di log sia di proprietà di squeezelite:squeezelite ed ogni volta che gira init.d lo ripristina se viene modificato, io non posso che adeguarmi, quindi lo script che legge il log o quello che lo fa ripartire, deve essere messo in condizione di poterlo fare, nel modo che l'amministratore del sistema specifico ritiene più opportuno.

A mio avviso in gentoo impostato così è sufficiente inserire falcon nel gruppo squeezelite, in debian ea no, perchè deve essere root, quindi uso visudo, ma ognuno è libero di decidere modi alternativi, o anche di disabilitare una o più funzionalità, falcon continua a funzionare