Originariamente inviato da cmpaolo
Siamo alle solite Massimiliano....derisi e "filosofeggiati"
Uh? chi è che avrebbe deriso chi? dove?!

Non mi pare di aver letto nulla del genere da parte di nessuno, neanche nell'intervento un po' troppo "tranchant" (e per certi aspetti a mio avviso discutibile) di Tom.

Se invece per caso ti riferivi a me, sei completamente fuori strada: se così fosse, hai completamente frainteso il senso di ciò che ho scritto ed intendevo dire.

@Marco: ancora una volta, ci troviamo con una incredibile sintonia di pensiero. Sottoscrivo praticamente tutti i tuoi recenti interventi, alcuni dei quali sarebbero addirittura da incorniciare. :-)

@Daniele:
Originariamente inviato da audiodan
Dal mondo della testardaggine mulesca e dell' aprioristico rifiuto della realtà: la musica si ascolta con un cervello collegato a due orecchie, tutto il resto è noia.
Lapalissiano. Ma chi ha mai affermato il contrario?

Come ho cercato di spiegare - e Marco ha poi efficacemente ribadito in due parole - i fenomeni psicoacustici sono reali. Dal punto di vista dell'ascoltatore, lo sono tanto quanto quelli osservabili con un oscilloscopio o un analizzatore di spettro, se non di più.

Dal punto di vista del risultato utile, cioè della "soddisfazione" dell'ascoltatore stesso, che un dato "effetto" percepito abbia natura fisica piuttosto che parzialmente o puramente psicoacustica non cambia assolutamente nulla.

Perciò, dal punto di vista dell'utente, dell'ascoltatore, il problema non si pone proprio. È esattamente come dici: ciò che conta è solo ciò che si percepisce soggettivamente. Come e perché si percepisca ciò che si percepisce sono questioni irrilevanti.

(questo è un concetto a dir poco fondamentale, anche se ho l'impressione che per molti risulti particolarmente "indigesto").

Il problema del come e del perché si pone invece inevitabilmente quando ci si sposta dal ruolo di utente e di ascoltatore a quello di "indagatore" e/o di "progettista", sia pure a livello ludico. Giacché è evidente che se un effetto è psicoacustico piuttosto che fisico cambia tutto: i modi, le tecniche e le strategie per tentare di indagare, riprodurre o perfezionare un dato risultato sono radicalmente diverse.

In questa discussione, il ruolo in cui ci si pone è per l'appunto il secondo: non si mette in discussione il "risultato empirico" (soggettivo) costituito dai vari giudizi individuali, ma si cerca semplicemente di scoprire se e quali differenze -fisiche- siano eventualmente presenti tra sistemi diversi. Nonché se eventualmente vi sia una qualche sia pur vaga relazione tra questi e le diverse percezioni soggettive.

Dal punto di vista dell'io "utente" ed ascoltatore, che tali differenze si trovino o meno - e che queste siano eventualmente in accordo o in disaccordo con i "risultati" delle esperienze di ascolto soggettive - è, ancora una volta, sostanzialmente irrilevante. Se a mio insindacabile giudizio "X" suona meglio di "Y", va da sé che utilizzerò "X" e vivrò felice con quello.

Perché mai dovrei tenere in qualche considerazione il fatto che uno strumento mi dice che "X" altera una qualche grandezza "z" in misura maggiore di "Y", se comunque alle mie orecchie suona meglio "X"? Evidentemente o tale "alterazione" di "z" gioca a favore della mia percezione (ed allora ben venga...) oppure si tratta di una alterazione non significativa, o addirittura di un parametro sostanzialmente irrilevante ai fini percettivi. Oppure ancora sono presenti altri fenomeni che lo rendono tale, ecc. In ogni caso, è qualcosa che non ha alcun motivo di influenzare le mie scelte pratiche: ai fini dell'ascolto, conta solo ciò che mi dicono le mie orecchie.

Viceversa, dal punto di vista dell'io "indagatore" e/o "progettista" di sistemi, un eventuale risultato positivo che mostri un accordo significativo con le esperienze soggettive potrebbe portare ad un contributo importante per la comprensione di alcuni fenomeni che fin qui abbiamo potuto soltanto ipotizzare. Può portare a scartare ipotesi (tecniche) che si rivelassero infondate e/o a scoprire altri fenomeni ed effetti che non ci aspettavamo di trovare. Da tale comprensione potrebbero scaturire nuove idee per migliorare (nella direzione che ci interessa) i mezzi tecnici che utilizziamo. Oppure (e con la massima probabilità, purtroppo) potremmo fare niente altro che l'ennesimo buco nell'acqua e non scoprire nulla di utile. Non di meno, per quanto mi riguarda, quando si tratta di “seguir virtute e canoscenza”, vale sempre la pena di tentare l'impresa... :-)