Originariamente inviato da UnixMan
Il problema è che, mentre nel caso delle immagini è facile ed immediato trovare un terreno comune, indicare / evidenziare e condividere con altri i difetti che si notano, nel caso dell'audio questo è molto più difficile. Purtroppo non possiamo dire "senti qui, questa cosa non va bene" ed indicarla banalmente con un dito...
Naah! è il tuo sistema a non essere sufficientemente analitico, oppure sei sordo

Scherzi a parte, posto che non credo ci siano malati che interrompono la visione di un film o ripetono la stessa scena più volte per verificare la resa del nuovo cavo sulla riproduzione della transizione dal bruno al platino nella barba di Noè, parlare di audio è oggettivamente più difficile e ci costringe ad usare metafore. Comunque - è una mia fissa - credo si tratti essenzialmente di un problema culturale, dovremmo come prima cosa cercare di condividere un linguaggio ed una scala, in modo da poter inquadrare nella corretta relazione fenomeni diversi.

Mi spiego: Esistono diversi 'dizionari audiofili' in rete, alcuni fatti anche bene, che spiegano il significato di molti dei termini che usiamo, quali dinamica, microcontrasto, transiente, profondità, ecc. Credo non sia difficile per un appassionato impararne e riconoscerne il corretto uso, ma non è sempre così.

Problema ancora più grave si pone quando cerchiamo di "quantificare" il fenomeno percepito: si dovrebbe definire una scala seppur solo indicativa come quella dal pianissimo al fortissimo per i musicisti. Non è importante sapere a quanti db corrisponde un pianissimo, ma solo che è più piano del piano che è meno del forte e del fortissimo.

Noi potremmo parlare, ad esempio, di avvertibile, lieve, significativo e forte effetto allo stesso modo, così che leggendo che "sostituendo il componente x con y hai avvertito un lieve aumento del microdettaglio", ad esempio, io possa immaginare ed inquadrare la effettiva natura ed anche l'approssimativo grado del fenomeno di cui stai parlando, anche senza sperimentarlo direttamente: mi basterà verificare quali dei fenomeni che io stesso ho verificato abbiano un effetto sul parametro in questione (il microdettaglio), normalmente quantificati come "lievi" per farmi un'idea di cosa posso aspettarmi, ovviamente dando per scontato che tu abbia usato i termini microdettaglio e lieve riferendoti allo stesso 'linguaggio'.

L'obiezione SICURA è che si rischia di perdere in precisione limitando il linguaggio, ma se da una parte è certamente così, dall'altra ci si guadagna in chiarezza: derivi maggiore informazione da "appena avvertibile aumento del microdettaglio" o da "è come se la pressione dei polpastrelli sui tasti risultasse aumentata di 2 hPa"?

Certo sarebbe un'abitudine odiosa agli addetti marketing!